martedì 6 febbraio 2018

01 febbraio 2018

"Una graduatoria distratta che non si è data pensiero di trovarmi un ruolo ma che mi ha spinto ad una supplenza domestica. Non l’ho scelto io. Mesi e giorni del nulla più opaco, solo con il suo involucro. Custodiva la furia che mi avrebbe travolto facendomi a pezzi. Poi, a tratti, immagini, suoni, tracce della sua memoria in disordine confuso. Non so che farne di tutta questa verità oramai superflua. A fatica la trattengo, a niente è valso appuntarla un po’ ovunque.
“Surghiandolasurghiandolasurghiandola”. Un mantra sibilato tra i denti per migliaia di volte in estenuante sfinimento. “Massarosamassarosamassarosa”. Estraneo agli eventi il comune della Versilia, col tuo blog la prima assonanza.
E ancora: “Quando mi vide sulla porta, pensò di avermi in pugno. Di poter risolvere una volta per tutte quella situazione che lo avrebbe distrutto. Non pensavo ad altro. Doveva sprofondare. Farsi sotterrare lentamente dalla terra che gli avrei tolto da sotto i piedi. Sotto i piedi. Avrebbe voluto risolverla a modo suo. Gli feci credere d’avere vinto, d’avermi sconfitto di nuovo. Povero illuso! Povero illuso! I soldatini avrebbero dovuto inchiodarti. Anche Mamma Ebe aveva smesso di fare i miracoli. Il mio regalo turchese non lasciava dubbi! Ha i santi in paradiso! Tutti i santi! Li ha sempre avuti.”
Come un’invocazione, l’avrà ripetuta centinaia di volte. Non cercava assoluzione. Esigeva vendetta.
Nella sua tana nessun sigillo che fosse prova regina. Solo un forziere Mellin che soffocava i suoi appunti. Non credo alle coincidenze ma vale la pena giudicare in seguito se questa è una storia che merita d’essere raccontata."

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