martedì 1 marzo 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 12 marzo 1998 - Settima parte

Segue dalla sesta parte.

Avvocato Filastò: E così, andando avanti, che si dève dire? Alcune cose: esaminare delle incongruenze di questi soggetti, vale a dire Pucci e Lotti, sotto il profilo di quel che — interrompendo il collega — ho definito "il taccon e il buso", vale a dire, "la toppa e il buco”, che, tante volte, la toppa è peggiore del buco, perché indica qualche cosa che non funziona. Ecco, interrogatorio... Trascrizione, questa volta, dell’atto di individuazione dei luoghi con Lotti il 13 febbraio del 199 6, sempre indagini preliminari. Io non parlo del dibattimento, ne ha parlato il collega. "Al ritorno, a che ora partiste da Firenze?" "Sarà stato verso le sei e mezzo, qualcosa di | più." "E qui a che ora arrivaste?" Lotti: "Era buio su, verso le sei, le sette, le sette e mezzo", dice. E non torna mica, vero, eh. 
Presidente: Ma a Vicchio? 
Avvocato Filastò: No, no, stavano agli Scopeti, Presidente. Gli Scopeti, sì. È la gita che avrebbero alla Ghiribelli, poi ritornando su. Dopo la Ghiribelli tornano' su. Ecco che dice: "Lei sei, le sette, le sette e mezzo." Ora, che ha a che fare questo con la progressione? Tanto è vero che, immediatamente dopo, ecco subito la toppa al buco. Il Pubblico Ministero, Canessa, dice: "Ci vuol spiegare esattamente l'ora, a che ora arrivaste? Ci spieghi un po' meglio, via." E Lotti dice: "Verso... l'era... le 11." (ride) "Ma prima aveva detto..." — il dottor Canessa, dice: - "Ma prima aveva detto le sei. Si è confuso?" "No, mi sono confuso un pochino..." "Verso guell'ora lì, sulle 11..." Poi, tanto per dire, insomma, sempre questo verbale di individuazione dei luoghi con Lotti del 13. febbraio del '96: "Chi è che gli è andato dietro?" — dice il dottor Canessa. E il Lotti fa: "Uno di loro." Il dottor Canessa: "Chi?" E Lotti risponde: "Un certo Pacciani." Questo "Un certo", è un capolavoro. Che dica: "Un certo” Pacciani", no? È fantastica questa cosa. "Un certo Pacciani.” Poi dice: "C'era un pochino di luna..." - invece sappiamo che è falso, perché la luna non si era ancora alzata a quell'ora, perché si alza dopo... Sentite l'insistenza, come si vuole indicare guai... con cui si interroga. Sempre questo solito verbale di individuazione dei luoghi, il dottor Crini dice: "Certo, ed è lì, che lei poi li ha potuti riconoscere", qui è il dottor Crini. E Lotti dice: "Può darsi che ci abbiano riconosciuti anche noi." Crini: "Ed è lì che lei li ha riconosciuti?” E questo continua a rispondere, 'dove vai, le son cipolle', lui dice: "Sennò ci dovevano ammazzare tutti e due." "Ed è lì che lei li ha riconosciuti?", tre volte. Ancora. Beh, insomma, qui, questo che poi lo avete anche visto, questo verbale, insomma, è una cosa che, a un certo punto, imbarazza il dottor Fleury, non c'è niente da fare. "Ecco, quando lei è andato alla macchina" - dice il dottor Fleury — "Avete acceso i fari, c'erano già stati tutti gli spari?” "Sì, e venivan contro di noi. E noi ci toccò andar via, a quel punto lì", risponde il Lotti. Quindi, la storia delle escissioni, la gente dentro la tenda tutti e due, la buca, corri un quarto d'ora, dieci minuti... sparisce tutto. E allora dice: "Ma è sicuro?" ... "Sì, sì.” E il dottor Fleury dice: "Sospenda un pochino.” "Sospendiamo, sì sospendiamo.” E si sospende, chiaramente. Perché poi, poi si riprende. E alla fine dice: "Lotti, dove, a che punto si trovava lei?” "Dove c'è la macchina, la prima qui.” "La scura, o la chiara?” ”No, questa qui, la più scura". "L'Alfetta?” Insomma, è in una posizione tale che luì, da quella Alfetta, non lo può vedere. E allora il dottor Fleury, ecco: "Direi che si può chiudere il verbale.” E Lotti dice "Perché se la macchina era più indietro-, io non li potevo vedere bene..." "Lasci fare" —dice - "Lasci fare." E sì chiude il verbale… E così si va avanti con questo signore, in questo modo. In cui,, a un.. cèrto punto, si trova queste due indicazioni, che sono importanti per quello che vi sto dicendo. E che riguardano... niente, è finito da qualche altra parte. Ah, eccolo l'interrogatorio di Lotti, del marzo del 1996 . E per l'esattezza 6 marzo 1996. Vi indico queste due cose e poi chiudo, perché francamente sono molto stanco, non ne posso più. Siamo alla pagina 2 di questo verbale di interrogatorio del Lotti del 6 marzo 1996. "Vidi quindi il Vanni che, con il coltello che aveva in mano, tagliava la tenda verticalmente da una parte..." 
Mario Vanni: Unn'è vero... 
Avvocato Filastò: E lo so che non è vero, Vanni. 
Mario Vanni: Eh, e lo dice. Io... 
Avvocato Filastò: Lo so, ma io sto leggendo... Capisce? 
Mario Vanni: Ho capito, l'ha ragione. 
Avvocato Filastò: Non sto dicendo quello... 
Mario Vanni: Si, si, ho capito. 
Avvocato Filastò: ...che dice Lotti. Per dire che dice Un sacco di fandonie. 
Mario Vanni: Sì, sì. Questo bugiardo! Pazzo... 
Avvocato Filastò: Questo bugiardo. Pazzo. "Vidi quindi il Vanni. Con il coltello che aveva in mano tagliava la tenda verticalmente da una parte e subito dopo entrava dentro. 
Mario Vanni: (voce fuori microfono) 
Avvocato Filastò: Quindi non c'è niente da fare. Lui sta descrivendo una persona che taglia la tenda e poi si inserisce dentro dal taglio. Non c'è niente da fare, sta così. Poi dopo, "peso el taccon del buso", cercherà di rimediare in vario modo: 'ma non l'ho visto, non so dov'era Pucci. Anche lui...' Eh, no, ma è la cosa che è andata così. Non c'è niente da fare. E l'altro dato, altrettanto falso, impossibile, è quello che riguarda, invece qui, quello là del delitto degli Scopeti. Ora qui siamo invece al delitto di Vicchio, che riguarda la povera Pia Rontini. "Ebbi modo anche di vedere..." Questo è' l'interrogatorio che lui rende il giorno, il Lotti, l’esame che lui rende... No, no, è lo stesso quello di prima. È quello stesso interrogatorio che ho detto prima. Lo stesso interrogatorio che ho detto prima, dice: "Rimaneva nei pressi della macchina e si occupava del ragazzo." Poi l'avvocato Mazzeo vi ha indicato fino a che punto dice: 'no, il ragazzo... però il ragazzo, la ragazza no. E quindi la ragazza venne uccisa col coltello...', tutte quelle storie lì che vi ha dettagliatamente indicato e molto importanti, che vi ha indicato dettagliatamente il collega: "Debbo dire che... dice testualmente: "Debbo dire che la ragazza, mentre veniva trascinata nel campo, faceva ancora qualche strillo." I gemiti vengono dopo, come la pezza. Ma all'inizio sono strilli. E qualsiasi neurologo vi dirà che quella ragazza, con quelle lesioni, non può emettere - e poi ve lo hanno detto anche al dibattimento i periti - non può emettere suoni volontari. Tutto quello che può fare quella ragazza, in quel momento, è emettere un suono che, in termine tecnico, si chiama respiro stertoroso. Vale a dire una specie di gorgoglio di gola, un rantolo, che può sentire e questo potrebbe essere, introdotto da quel terzo difensore di cui vi ho parlato ieri che magari può sentire qualcuno che gli sta proprio addosso. Ma uno che, come dice lui, sta a quanto? 2-3-10-12 metri, no… E poi c'è tutto il resto che vi ha detto il collega e che io non vi ridico. Ed è tutto quello che, da un punto di vista giuridico — che poi la conclusione deve esser quella — qualifica una confessione di assoluta inattendibilità e comunque una chiamata di correo che, comunque voi la vogliate intendere, è la peggiore che vi sia mai capitato di vedere. Viziata dall'interesse introdotta in un modo che abbiamo visto, come abbiamo visto, con un nome che viene fuori, come lo abbiamo visto venir fuori. Con degli inquirenti che sono, in qualche modo, come la Frigo: ossessionati da una ricerca di qualche cosa; che ha tutte quelle tare che sappiamo; che è contraddetta da alcuni elementi fondamentali, come quelli che riguardano la assenza di un secondo passeggero nella macchina, vista da Frigo, a tutto concedere. E in che cosa, anche? Nel Nesi Lorenzo, che vede lui un passeggero in quel posto. E non riconosce l'amico suo di 40 anni. E tutte quelle altre cose che vi ho detto fino a questo momento. E con questo vi ringrazio di avermi ascoltato fino ad ora. Assolvete Mario Vanni, assolvete questo buonuomo. Assolvete questo buonuomo. Questo che viene indicato dal teste don Polidori, come una persona pia, come una persona che va a Messa tutte le domeniche e che si confessa molto... sì, che si confessa, e che fa la Comunione... Perché sulla confessione, gli ho fatto una domanda, mi ha risposto: 'avvocato, si occupi dei fatti suoi'. E che fa la Comunione molto spesso. Eccolo qua il don Polidori, il quale dice, vi racconta e così si chiude ancora col mio paziente: "Lei lo conosce?" "Da sempre, da 3 7 anni." Io gli chiedo: "Senta, che le risulti, è cattolico?" "Cattolico praticante. Veniva assiduamente in chiesa, faceva anche la Comunione." “Con che frequenza?” "Ora, di preciso...- a fasi alterne. In certi periodi anche assai" spesso, addirittura anche quotidianamente. Gli si chiede se sa dei litigi che c'erano. Dice: "Sì, mamma Giulia, ogni tanto veniva e diceva: 'eh, non vanno d'accordo questi due figlioli”. E si riferiva a quell'epoca trascorsa di 34 anni fa, che è costata quel processo a Vanni. "Si litigano?" "Si litigano un po'", tutto qui. "E quando?", gli chiedo io. "Mah, i primi anni dopo il matrimonio." Perché poi dopo quest'uomo si è rassegnato, ha tenuto questa donna con sé, come due buoni compagni, no? E così siete andati avanti fino a ora. 
Mario Vanni: Sì, eh. 
Avvocato Filastò: E certamente. Eccolo qua: "La figlia era molto malata..." Se il Pubblico Ministero mette in dubbio quel che dice questo teste, perché dice che non sapeva nemmeno che aveva una figlia. Poi dice: 'sì, mi pare che avesse una figlia', alla fine dice don Polidori. Certamente, questa figlia, non è che la sbandierassero a tutti, questa povera bambina, in questo stato, nata in quel modo. Non perché qualcuno l'aveva buttata dalle scale, ma perché la madre, ha quella tara che noi sappiamo e che è documentata anche nel processo. Assolvetelo, perché non c'è proprio altro da fare in questo processo. Ho detto, avrei, mi sarei messo accanto a voi a frugare queste carte; ho fatto quello che dovevo fare da questo punto di vista. Credo di aver fatto quello. Se poi qualcuno dice che ho fatto delle ipotesi, che ce l'ho con la Polizia, non è vero un'accidente. Ho fatto l'ipotesi di quel genere per quelle ragioni che ho detto. Ma più che altro ho lavorato, ho lavorato duro. Molto, molto duramente, molto sodo, guardando tutto quel che c'era da vedere e che vi ho esposto in questo modo, come vi ho esposto, per concludere come ho concluso. Salvo quella conclusione di ipotesi che la gentile signora Elisabetta ha già registrato. Grazie ancora, Signori. 
Presidente: Pubblico Ministero, il programma suo qual è? Quale... Dura molto? 
P.M.: "Eh, un po' dura, Presidente. Quindi... 
Presidente: Allora, vogliamo andare a domani mattina, o vogliamo iniziare oggi, vuol fare anche oggi pomeriggio? Cioè, la esaurisce domani, o no? 
P.M.: No, preferirei, Presidente, se mi concede, dopo una breve interruzione, iniziare oggi e fare un'ora, due e continuare domani mattina. 
Presidente: Ah, benissimo. Benissimo. 
P.M.: Va bene? 
Presidente: Okay. Allora diciamo un quarto d'ora, 20 minuti. Va bene? 
P.M.: La ringrazio. 
Avvocato Filastò: Ah, Presidente, queste cose qui io le vorrei... le vorrei allegare, eh. 
Presidente: Ce le dia, vai. Tanto le carte non è che... 
Avvocato Filastò: Questa qua... 
(voci sovrapposte) 
Avvocato Filastò: Che è sicuramente utile, perché è molto dettagliata, parla molto bene. È dell'Istituto Geografico Militare, non è una cosa...

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