lunedì 21 dicembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 9 marzo 1998 - Decima parte

Segue dalla nona parte

Avvocato Filastò: Poi il professor Bruno indica, fascicolo 78, pagina 99, verbale di dibattimento del processo Vanni, "...la eccezionalità del modus operandi, omicidi che hanno tutti una stessa matrice per quanto riguarda il modus operandi, e che hanno tutti un significato molto omogeneo all'interno di questa comparazione che vi dicevo. E l'omicida di distingue anche per un altro aspetto estremamente importante: la grande capacità di autocontrollo e la grande capacità di volgere a proprio favore e affrontare gli imprevisti che nella lunga catena di omicidi si sono talvolta verificati." Grande capacità di controllo della situazione, grande calma durante gli omicidi e queste sono doti assolutamente non comuni. E da questo punto di vista - anticipando un momento il romanzo su Baccaiano che vi farò, che non sarà per niente un romanzo ma sarà un'analisi obiettiva dei fatti che vi farò in prosieguo - eh, lì quale è stato l'imprevisto? L'imprevisto non è stato il ragazzo che si è messo alla guida, no, l'imprevisto è stato lui che è andato a finire nella cunetta e non è stato in grado di andarsene. E l'altro imprevisto, però quello più grave, è stato che, lì, in quella immediatezza, sono confluiti su quel posto almeno otto persone, ma nell'immediatezza, eh. Alcune di queste persone avevano sentito gli spari e questo è riuscito a dileguarsi. Ecco, da questo punto di vista Baccaiano diventa uno dei dati più importanti per individuare questa persona per questa sua capacità di autocontrollo, per questa sua capacità di relazionarsi alle condizioni, alle Situazioni di un certo fatto, di un certo fenomeno e reagire in maniera perfetta. Come avrà fatto? E questa alta organizzazione, secondo me - ma direi, secondo l'evidenza - esclude Pacciani, Vanni, Lotti, Faggi. Nonostante l'assenza di indagini specifiche, perché voi sapete che, a parte quella indagine psichiatrica che è stata fatta sul Lotti, poi gli altri non si sa di che panni si vestano, da questo punto di vista qui; altro che sapere che il Vanni è proprio uno che a un certo punto abbia questa capacità di autoregolarsi rispetto a situazioni obiettive, l'avete visto in quel dibattimento, l'avete visto quando parlava col Presidente. Qual è la povertà non solo del suo linguaggio ma della sua mente; la sua incapacità, la sua rigidità mentale. O quando lui continua a dire: 'ma a me io a parte le merende un'ho fatto altro'. Non dice altro, per tutto il tempo; in due processi non fa altro che dire questa stessa cosa, ma non lo vedete che è la persona più rigida, bloccata... E De Fazio, ancora sotto il profilo di questa eccezionalità: "Partendo dal dato obiettivo della assenza di tracce di liquido spermatico e dall'altro dato obiettivo delle ragazze spogliate a punta di coltello, evitando di toccare con la mano il corpo..." Come collima con quelli che si masturbano a guardare la Sperduto? Non lo so; ammesso che sia vero, eh. Risponde - al fascicolo 78, pagina 75 -affermativamente alla domanda dell'avvocato Curandai, se fosse vero che aveva concluso le indagini e le ricerche ipotizzando la possibilità che l'autore dei reati fosse un uomo connotato da iposessualità e da difficoltà nel rapporto con il sesso femminile e da gravi problematiche personologiche. Quindi: grave iposessualità, difficoltà nel rapporto con il sesso femminile; che, insomma, voglio dire, per quanto riguarda il Vanni, beh, insomma, a una certa età porta il vibratore, perché la cosa non... ma insomma, a suo tempo, con le prostitute ci va e mi sembra che nessuna si sia lamentata in modo particolare. Il Lotti, per dire la verità, sembrerebbe un po' di sì. E guesto ci farà, a un certo momento, fare un'ipotesi, tirata per il collo con le funi, ma la faremo. De Fazio, verbale di dibattimento del processo Vanni fascicolo 78, pagina 16, parla, lui ne parla, della spedizione del frammento di seno alla dottoressa Della Monica e dice: "Se il frammento di seno era quello della vittima, il fatto che sia stato inviato alla dottoressa Della Monica diventa un atto di sfida e di onnipotenza." E questa spedizione, questo fenomeno, quante volte si è verificato da un punto di vista di analisi di fatti analoghi? Mai. Anche questo è un dato che connota la eccezionalità di questi delitti. Il loro significato è così straordinario, così avulso da quello che avviene comunemente in questi casi. Luberto dice: "Ciò rientra" - questa visione di onnipotenza -"in quella psicosicità di cui parlavo prima." Eccezionale, quindi, straordinaria; non assolutamente equiparabile a nessun scopo di lucro. Qui si avverte uno scricchiolio sinistro nella costruzione dell'accusa, quando si tenta di far combaciare questo dato obiettivo con Lotti, anche con Lotti, in questo caso. Il Lotti: sentimento di onnipotenza, di sfida; il Vanni: sentimento dì onnipotenza di sfida; Pacciani... Pacciani: sentimento di onnipotenza, di sfida? L'ex carcerato, quello che è stato all'università del carcere e che sa benissimo che la prima cosa da fare è i poliziotti sì, ma i magistrati soprattutto, vanno lasciati di molto fare. È la prima regola che si impara là dentro. Ma che si va a stuzzicare la dottoressa Della Monica! Ma che scherziamo, Pacciani una cosa di questo genere? Faggi, di Faggi io non so nulla, perché Faggi è una specie di fantasma dentro a questo processo. E ancora insiste anche il dottor Perugini: "L'invio del brandello di tessuto del seno alla dottoressa Della Monica" - fascicolo 80, pagina 30 - "lo definirei come una sfida, una sfida alla Giustizia, una sfida alla donna." E parliamo adesso della ritualità; concetto che ho cercato di definirvi poco fa e sul quale è bene ritornare sulla base di quelle constatazioni di questi periti, di questi tecnici, della materia. Veramente, questo come tutti gli altri sono aspetti che il Pubblico Ministero non affronta nemmeno. Dice che è stato un errore, l'autore unico. Beh, a leggere queste cose sembrerebbe tutt'altro, per dir la verità. L'abolizione di ufficio del serial-killer della provincia di Firenze comporta anche l'obliterazione di tutta una serie di materiali importanti, come per esempio quello che appartiene all'FBI, il quale ha pubblicato una sorta di decalogo sui comportamenti ricorrenti dei serial-killer, che va dal numero uno al numero venti, ventidue. Cioè, loro, analizzando i delitti appartenenti a serial-killer - a serial-killer scoperti come tali, eh, confessi fra l'altro, confessi davvero, questi, carcerati, interrogati e tutto il resto -nella catalogazione di questi comportamenti ricorrenti al numero uno mette la ritualità. Comportamento più ricorrente è la ritualità; in quel senso, grosso modo, molto volgarmente, che vi dicevo prima e che però identifica nei suoi aspetti criminali una patologia, una conflittualità intrapsichica, che nella persona che fa attenzione a non pestare la riga quando cammina, è una forma assolutamente attenuata perché non ha... ma in queste forme qui diventa invece, appunto, usare la stessa arma, sparare allo stesso finestrino, scegliere quel tipo di notte e tutto il resto. E dice, il professor De Fazio: "La motivazione dell'agire nasce da una conflittualità intrapsichica. La ritualità dal punto di vista psicologico avvalora l'ipotesi che si tratta dell'opera di uno stesso soggetto all'interno di una pulsione che richiama le caratteristiche tipiche del delitto sessuale." Quindi, la constatazione si avvalora constatando la ritualità: l'uso della stessa arma; i medesimi proiettili; identici meccanismi, sistemi di approccio alle vittime; identica la frantumazione del finestrino sinistro, che non avviene soltanto attraverso l'uso dell'arma da sparo ma anche un altro... - probabilmente il calcio della pistola lo rompe - la scelta del tempo; i preliminari amorosi che sì interrompono, che devono essere interrotti; la scelta del giorno prefestivo: quella che è stata definita coazione a ripetere.. Ancora il professor De Fazio, verbale di dibattimento del processo Pacciani, fascicolo 74, pagina 14: "In tutti i casi noi abbiamo una ideazione, programmazione razionale, fredda del delitto. E questo in aggiunta a determinate scelte: le coppie, scelte di notti di novilunio, a determinati calcoli e opportunità, giorni prefestivi o come tali, scelta dei luoghi, sistematicità e metodicità, sovente di stampo ritualistico, delle lesioni, portano praticamente a convalidare che si. è trattato di una sola mano." Perugini dice - verbale di dibattimento del processo Vanni, fascicolo 80, pagina 27: "In genere, i delitti di questo tipo, i delitti commessi dallo psicopatico, sono connotati da quello che poi in soldoni si chiama ritualità." (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Sarà mica un piccione? 
(voce fuori microfono) Sembra di sì. 
P.M.: È il vento.
Avvocato Filastò: E il dottor Perugini ha studiato a Quantico, in quel Dipartimento di cui vi ho parlato e che fra l'altro ha prodotto in questo processo un elaborato che è perfettamente coincidente con queste cose che sto leggendo. "La finalità delle escissioni" - dice ancora il dottor Perugini - "è simbolica, come, secondo me, la maggior parte delle attività gratuite commesse dopo la morte della vittima. Le attività di manipolazione del cadavere" - fascicolo 80, pagina 33, dottor Perugini al dibattimento Vanni - "tutte attività connesse che hanno una funzione gratificatoria, simbolica, per cui l'autore ha una sua specifica fantasia in testa che gli dice di farlo. E a volte gli dice di farlo perché senza quel il tipo di attività, a noi apparentemente gratuita, il delitto non ha lo stesso significato." A lui non interessa mica soltanto uccidere per uccidere, lui vuole uccidere per fare le escissioni, lui vuole uccidere perché tutto questo rientra dentro una sua ossessione, ossessiva ossessionante fantasia che lo domina, per cui lui deve far questo perché dentro di sé si crea anche l'alibi del giustizialismo. Lui uccide persone che si esibiscono, uccide persone che danno scandalo, uccide persone che sono, a suo avviso, ripugnanti, perché fanno delle cose che non si devono fare all'aperto, che non si devono fare dentro un'automobile a rischio di essere visti dai bambini. Questa è un'ipotesi che faccio io, ovviamente. 

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