mercoledì 16 dicembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 9 marzo 1998 - Settima parte

Segue dalla sesta parte

Avvocato Filastò: Benissimo. E questi materiali li ho ordinati, prima di tutto sotto un profilo di carattere generale, poi sotto un aspetto che ho definito la eccezionalità; eccezionalità di che cosa? Eccezionalità dei fatti in sé, della serie; la ritualità, riguardante una connotazione fondamentale dei vari delitti; il perfezionamento che è ravvisabile via via, seguendo i vari delitti, perfezionamento dell'azione; tutto questo visto attraverso un esame di dati obiettivi, altri aspetti che vi dirò, e che qui ho indicato come una sorta di miscellanea di vari aspetti riguardanti i casi, che accrescono questi aspetti che dicevo prima di eccezionalità, di straordinarietà. E infine, la freddezza di questo autore. Per arrivare a definire che cosa? Per arrivare a definire e a concludere che tutti questi materiali lasciano in piedi una sola, non ipotesi, constatazione: che si tratta dell'’attività di una sola persona. Allora, vediamo. Cominciamo con la perizia del professor De Fazio e dei suoi coadiutori. A pagina 94 si dice che: "Questi delitti" - secondo questi criminologi — "appartengono ad una sessualità completamente o quasi narcisistica, che si appaga esclusivamente in fantasia e nella rievocazione e/o riproduzione di situazioni stimolo." Cioè, di fronte alle escissioni questi periti hanno detto: perché? E hanno risposto: "rievocazione e/o riproduzione di situazioni stimolo." Gratuità, quindi, non escissione di queste parti anatomiche allo scopo di procurarsi del lucro, ma allo scopo di rievocare il momento in cui la violenza si è scatenata e riprodurre la situazione. "Narcisisticamente", secondo quel disturbo narcisistico di personalità che è previsto, contemplato e analizzato in psichiatria. "Tutto questo," - suggeriscono, dicono questi periti - "indipendentemente da un rapporto interpersonale diretto" - cioè a dire, indipendentemente dall'esistenza di una relazione diretta fra chi agisce e le vittime - "e, ancor più, in modo relativamente indipendente" - questo è un dato molto importante - "dalle stimolazioni meccaniche sui genitali, quali avvengono nel coito, nella masturbazione.” Cioè a dire, abbiamo a che fare con una persona che agisce indipendentemente da una relazione interpersonale e che agisce indipendentemente anche da quello che in casi analoghi avviene, vale a dire, un rapporto di relazione instaurato eventualmente post mortem, attraverso il coito o attraverso la masturbazione. "Tanto che" - si conclude in questa pagina 94 della perizia De Fazio - "è lecito quindi supporre nell'omicida un habitus sessuale connotato da impotenza assoluta o da una accentuata inibizione al coito." Ed ecco perché, e su questo sembrerebbe d'accordo persino il Pubblico Ministero, quando affida a Fornari e a Lagazzi una perizia sul Lotti per dire: questo è impotente, diteci se questo tipo di impotenza può essere collegato con i delitti. Ma questo qui, prima di tutto, trova questa connotazione descritta in questo modo, così bene sia pure sinteticamente, dal professor De Fazio, un contrasto che più netto non potrebbe essere con quel raccontino che ci verrà a fare la Sperduto; al quale io non credo assolutamente, come non credo a una parola di quello che ha detto la Sperduto, per le ragioni che dirò quando esaminerò specificamente questo testimone - brevemente, perché non merita molte analisi, molte considerazioni. Cosa vi racconta? Vi racconta un fatto in cui c'è due persone che si masturbano. E questo non potrebbe essere più contrastante con una connotazione fondamentale di questi delitti, rispetto ai quali, da un punto di vista oggettivo - e mi dispiace dovere plagiare un po' il dottor Giuttari, che lo inflaziona un po' questo termine - sono connotati dalla assoluta assenza in tutti i casi di tracce di sperma provenienti sia dalle vittime che dall'autore. Ora, voglio dire, uno può essersi asciugato, mi dispiace entrare nei particolari, però una traccia in otto delitti - ecco l'importanza di questa riunione - una traccia la troveremo. Se questi sono dei perversi del tipo che ci descrive la Sperduto, di due che spogliano una donna, fanno spogliare una donna e poi si masturbano, insomma, allora, almeno questo. E invece, qui, la prima annotazione di carattere negativo rispetto a quella attendibilità di cui parlavo prima, che riguarda in questo caso, specificamente, la signora Sperduto, ma che ha a che vedere, evidentemente, anche con il Lotti. Poi ancora, in linea generale, sottolineando questo aspetto psicopatologico, perché la definizione è questa, qui siamo di fronte a dei delitti nascenti da una psicopatologia, così dicono i periti De Fazio, e su questo non transigono: psicopatologia di tipo sessuale. "La scelta accurata dei luoghi, una notte buia di fine settimana," - questo lo trovate ancora nella perizia De Fazio - "la casualità dell'individuazione delle vittime" - beh, su questo io avrei qualche dubbio, anzi, molti -"avvalorano la tesi che i delitti siano opera della stessa persona, suggerendo l'assenza di complici che in presenza degli imprevisti avrebbero collaborato." Ecco, questo è un punto fondamentale che riguarda, per esempio, gli Scopeti. Questo scappa dalla tenda, e la collaborazione dell'altro dov'è? Qui si vuole, come dire, cercare di introdurla, di immaginarla, ma non c'è, non esiste. Fossero stati tutti e due lì alla tenda, lo fermavano prima che arrivasse lontano, no? Una persona sola si può sorprendere, ma due? E dicono ancora: "Qualificazione del duplice omicidio come delitto sessuale, 'lust murder', ribadendo che siamo più che fondatamente nell'ipotesi di uno stesso e unico autore." Ancora, con riferimento a questo aspetto psicopatologico, psicotico, addirittura vicino alla psicosi, la perizia De Fazio dice: "Il soggetto è andato incontro ad una progressiva espressione a sapore paranoideo, perché volta a sottolineare il suo vissuto di onnipotenza." Vale a dire, individuano, il professor De Fazio e gli altri, una persona che gradatamente è andata accrescendo la sua sicurezza, fino a rasentare quello che indica con la espressione: "delirio di onnipotenza". Beh, a questo punto, un momentino di riflessione sul signor Mario Vanni.
Mario Vanni: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Si sente onnipotente lei, Vanni?
Mario Vanni: Come?
Avvocato Filastò: Si sente onnipotente lei?
Mario Vanni: No, no.
Avvocato Filastò: No, non si sente onnipotente, no. Mi sembra anche a me che non lo sia, ora poi magari, qualche giornale scriverà che ho fatto un colpo di teatro. No, non è un colpo di teatro è semplicemente una constatazione in corpore vivi, come si dice. Ma questo accrescimento, questa sicurezza . aumentata, fino a quel che loro definiscono come "delirio di onnipotenza" è una cosa che si inventano? È un'opinione soltanto? No. Appartiene ad una constatazione. Perché vi ho detto che queste perizie, questi materiali - se non ve l'ho detto, ve lo dico ora - voi li potete vedere secondo questa doppia angolazione: da una parte le opinioni che questi esprimono, dall'altra l'esame comparativo che riguarda fatti, situazioni, emergenze, e che è quello che certamente a voi darà, come a me dà, maggiori garanzie di attendibilità e di serietà e di analisi dei fatti. "Ebbene" - dice la perizia De Fazio - "l'invio della lettera alla dottoressa Della Monica chiama in causa sentimenti e atteggiamenti di sfida, provocazione, di affermazione della propria onnipotenza, ovvero il tentativo di sviare le indagini." Voglio dire, che ci sia stato questo invio, che questa lettera ci sia stata, che in questa lettera il mittente abbia voluto significare agli inquirenti: oh, guardate che sono io, eh, guardate che sono io che vi sfido e che mando a questa signora questo reperto che voi potrete fare analizzare, vedere che coincide, come infatti è avvenuto. 'Sono io'. E perché 'sono io'? Che significato ha questo? È una sfida, è chiaro che è una sfida. È chiaro che è una sfida che, fra l'altro, ha a che vedere immediatamente con questo disprezzo che lui ha per la donna, per 1'elemento femminile in generale, per la donna in generale. La odia, non c'è niente da fare, su questo non c'è dubbio. Ed è per questo motivo che ha visto giusto il dottor Nocentini parlando di "paranoico". Ed è per questo motivo che ci vede giusto la perizia De Fazio, parlando di "sapore paranoideo", che è una forma diversa - siamo nel campo della psicopatologia - sia pure attenuata, ma della medesima diagnosi che si propone allo stesso modo. Una persona che, a un certo punto, si sente così: il re dell'universo. Dice super-uomo. Macché super-uomo. Ma chi ne ha mai parlato di superuomo. Lui può darsi che si senta il super-uomo, poi sarà l’individuo più mediocre, più insulso, più basso di questa terra, perché certamente è tale. Ma da un punto di vista soggettivo, tutti questi anni in cui nessuno gli ha messo le mani addosso, a un certo punto, via via, gradatamente... Io sto parlando di tutti questi anni fino all'85, perché fino all'85 nessuno lo prende; poi dopo si sa che è stato preso Pacciani, comunque lasciamo perdere Pacciani, è morto, qui non ne possiamo parlare, non ne dobbiamo parlare: lui, sarà lui? Mi riguarda poco. Per me non è lui, ho scritto un libro che si intitola "Pacciani innocente", va be', voglio dire. Questa persona, alla fine, verso quell'anno lì lui si sente proprio... E allora dice: O pigliami, se ti riesce, dottoressa Della Monica! Tu che mi hai sfidato, quando hai suggerito di scrivere a certi giornalisti che il ragazzo aveva parlato, per stanarmi. E c'era quasi riuscita, la dottoressa della Monica, fra l'altro. E lui: ‘eccomi qua!’ Che significato volete dare a questa lettera? La dobbiamo lasciare così, per aria - come fa il Pubblico Ministero, che non ne parla nemmeno -come se fosse una cosa qualsiasi? "L'autore" - dice ancora De Fazio all'udienza del 15 luglio del 1984 (N.d.t. 1994), processo Pacciani - "da noi ritenuto unico per i motivi detti, rientra per dati di personalità in campo psicopatologico, che si riflettono su tante cose, sessualità compresa." E per quali motivi dice questo il professor De Fazio? Eccoli. Ancora, verbale del dibattimento del processo Pacciani, udienza 15 luglio '94, fascicolo 74, pagina 68: "La dinamica dell'azione dello sparare e la dinamica dell'azione dell'escindere non sono assolutamente tali da poter autorizzare l'ipotesi di due persone diverse." E allora a questo punto cominciate a misurare Lotti, no, e la filastrocca della "lepre pazza, lepre pazza, mana piazza, mana piazza; uno lo vide, l'altro l'ammazzò, uno la scorticò...". No? "La dinamica dell'azione dello sparare e la dinamica dell'azione dell'escindere" - sta parlando di dinamiche, di constatazioni - "non sono assolutamente tali da poter autorizzare l'ipotesi di due persone diverse." Mi sembra abbastanza secco, no? Fascicolo 74, pagina 68 del dibattimento Pacciani; udienza 15 luglio '94. Ancora, Galliani, esplicitando in che senso questa dinamica è riconducibile ad una sola persona, dice: "Uccidere significava i preliminari del fine di quell'azione, mentre l'azione di escissione riguardava la realizzazione dell'equivalente sadico dell'atto sessuale." Quindi, l'escindere quelle parti è l'atto sessuale : di quest'uomo, di questa persona - secondo il professor Galliani - il quale in questo modo sostituisce l'atto sessuale che lui evidentemente non può o non vuole fare. "Sono" - dice - "due tempi diversi, motivati in modo diverso dalla stessa mano." 

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