lunedì 2 novembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 5 marzo 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.

Avvocato Filastò: A quale logica difensiva corrisponde l'opposizione all'istanza di perizia sul Lotti, fatta da questo difensore, da me? Questo giovane collega è il terzo difensore di Lotti, i primi due se ne sono andati, e sbatacchiando la porta, anche. Parlavo ieri l'altro con un altro giovane collega che, per l'appunto, abita vicino a dove io ho lo studio, Borgo Santa Croce. L'ho incontrato, si chiama Neri Pinucci, è stato il primo difensore di ufficio di Lotti, gli ho chiesto: 'senti Neri, ma mi par di ricordare a me, me lo ricordo bene io oppure no...'. Ci incontrammo perché io seguivo questo caso, per altre ragioni, poi magari ne parlerò e... non per andare ogni giorno a portare un "mostro" all'ufficio del Pubblico Ministero, eh, non era questo lo scopo del mio interessamento, poi si parlerà anche di questa mia, come dire, ossessione investigativa? Ossessione collaborativa? Non so. Beh, acqua passata, diciamo. Gli ho detto, dico: 'senti ma...' - lo incontrai -'mi sembra... lo difendi te?' 'Si'. Dico: 'Senti, ma, almeno dai giornali, a me mi pare che ne racconti di balle questo tale, eh'. 'Ah', dice 'io chiedo la perizia psichiatrica', disse subito Neri Pinucci. Tre giorni dopo leggo che l'aveva abbandonato. Un successivo, l'avvocato Falciani, se n'è andato anche lui. Ha abbandonato anche lui. Siccome probabilmente qualcuno vi dirà: 'eh, questo interrogatorio... Di che si lamenta l'avvocato Filastò? Qui c'era il difensore'. C'era il difensore, sì. Come dice Robespierre, la forma e la sostanza? 
Avvocato Mazzeo: "Voi vi aggrappate alle forme".
Avvocato Filastò: Vi aggrappate alle forme. Beh, fine dell'inciso. Un'altra simmetria dovrebbe essere quella riguardante Pacciani, da un lato, e Vanni da quell'altro. Ma questa analogia è falsa. In che senso l'analogia, che lascia in qualche modo a immaginare che i simili si incontrano, ammesso che Pacciani fosse quello che viene dipinto, ma parliamo del Pacciani... parliamo dell'immagine del Pacciani. Parliamo di quello che è venuto fuori, come un personaggio, su tutti i giornali, alla televisione, dovunque, parliamone perché... come fosse... come se lui fosse questo - non lo era, eh, ma, insomma - come se lui fosse questo, in fondo si vive in un mondo in cui l'immagine, il significante, assume la veste e l'importanza del significato; lasciamo perdere il discorso filosofico epistemologico. Ma insomma, l'aria è questa, non importa aver letto Umberto Eco per rendersene conto che le cose stanno un po' così. Ma qui però questa simmetria, questa analogia non c'è affatto. La simmetria è uno specchio deformante, che riflette due immagini artefatte. È deformata, la simmetria; voluta a tutti i costi. L'immagine di Vanni speculare, in qualche modo, di Pacciani risulta falsa. Di là la violenza alle figlie; di qua, dalla parte di Vanni, la moglie succube che Vanni butta dalle scale quando era incinta. Ha mai buttato la moglie dalle scale lei, incinta?
Mario Vanni: No, son bugie.
Avvocato Filastò: Son bugie, dice il signor Mario.
Mario Vanni: Eh, lo credo.
Avvocato Filastò: Eh, lo credo. Vibratori da tutte e due le parti; perché i vibratori, si sa, sono un sintomo sicuro di perversione. Prostitute. Certo. Sperduto compresa. Tuttavia la demonizzazione è riuscita fino alla tomba. Episodio di inciviltà da far rabbrividire. Passavo con la macchina, leggevo con la coda dell'occhio la civetta della Nazione, c'era: 'i cittadini di San Casciano...'. Che vogliono i cittadini di...? La macchina passava e poi io prendo il taxi, non uso la macchina. Passava la macchina... Ma che vogliono? Alla fine ho fermato ho comprato il giornale. Non lo volevano sepolto accanto ai loro cari, nello stesso cimitero, lo volevano sepolto fuori delle mura del paese, come avveniva nel '500- ' 600 per gli attori, per i falliti, per le persone vergognose. È stato sepolto nudo, avvolto in un lenzuolo, perché nessuno gli ha dato un vestito. "Veramente" - diceva Bertold Brecht - "io vivo in tempi oscuri." E accidenti se sono oscuri! Ma con Vanni il tentativo non è riuscito. 'Lo zio Mario è amico di tutti', dice Maria Grazia Pucci; non Maria Grazia Vanni, Maria Grazia Pucci lo dice. Però, vedano, è come se lo pseudodemonio Pacciani che, come dicevo prima, è improprio definire "pseudo", perché è l'immagine che conta, è come se riverberasse la sua luce nera, carica di effetti massmediatici nei confronti di Vanni. E quindi una preghiera, prima di tutto, a quel Giudice terzo, sereno e scevro che dicevo prima: non fate che questo riverbero falso offuschi la vostra vista. "Presunzione di innocenza" non è un'espressione astratta. Significa, prima di tutto, questo, nel concreto. Non solo, che anche Pacciani è da presumersi innocente e oggi più che mai, che è morto. Ma che la sua immagine, quale essa sia, non può riverberarsi sul Vanni. E significa che, nel tentare di farvi un'idea sull'uomo Mario Vanni, voi dovete allontanare l'immagine dell'uomo col coltellaccio - collodiana vero? - che si avvicina alle vittime al seguito di Pacciani che ha sparato; perché l'uomo viene prima. Ci sono i suoi almeno cinquant'anni precedenti. E se volete tentare un'equiparazione seria fra la persona di Mario Vanni e quei delitti, una comparazione reale, suffraqata da dati seri, cospicui, fra l'uomo in sé e l'immagine dell'uomo col coltellaccio collodiana - dico collodiana perché il collega ieri vi ha citato Pinocchio... 
Avvocato Mazzeo: Capitolo XI, perbacco.
Avvocato Filastò: Le due figure vanno tenute distinte. Prima l'uomo, la sua analisi fredda, oggettiva, separata dal contesto dei delitti, e poi, va be', se... se... Come ha fatto il Pubblico Ministero affidando una consulenza tecnica al professor Fornari e al professor Lagazzi? Ha detto: 'guardate un po' l'uomo, poi ditemi se per caso questa sintomatologia sessual-patologica può avere un ruolo...'. Il quesito era questo, no? Un giorno, un domani, il dottor Canessa mi spiegherà perché questo quesito che valeva per Lotti non può valere per Vanni. Me lo spiegherà, poi se ne parlerà dopo di questo. Per aiutarmi con la letteratura. Citazione da un libro che viene citato spessissimo dagli avvocati, specialmente quelli che non l'hanno letto; per me rappresenta invece una specie di Bibbia, è il "livre de chevet", si tratta de "Il Processo" di Kafka, che è un romanzo, avvocato Curandai, lei che usa il termine "romanzo" in senso spregiativo, (voce fuori microfono) Un c'è? Peccato. (al microfono) Lo usa in senso denigratorio. Dice: 'l'avvocato Filastò farà il romanzo', come dire, lui fa il romantico. 'Fa il romanzo'. Sintomo chiaro di, insomma, sinceramente, cultura mediocre questo, eh. Usare in senso denigratorio il termine "romanzo" è un sintomo abbastanza chiaro di cultura mediocre, scusate. Va bene. Allora, Kafka, siamo alle prime pagine, il signor K, una mattina, qualcuno doveva averlo calunniato, perché una mattina si sveglia e trova questi due signori che sono due poliziotti, sono venuti ad arrestarlo, arrestarlo tipo arresti domiciliari, e K dice: 'ma ci deve essere stato un errore’ - un po' come Vanni - dice: 'io non ho fatto nulla', K dice che c'è un errore e gli risponde il poliziotto, diciamo così, quello di maggior grado: "Non si può sbagliare" - risponde il poliziotto -"le nostre Autorità, per quanto le conosco, e conosco solo i gradi più bassi, non cercano la colpa nella gente, ma, come è detto nella Legge, vengono attirate dalla colpa e devono inviare noi guardie. Questa è la Legge. Dov'è l'errore?" È stupendo. Precognitivo Franz Kafka. Pare una sintesi del processo Pacciani. L'Autorità attirata su Pacciani dal computer, almeno nella ipotesi, nella tesi ufficiale. Il computer che espone le colpe originarie del povero Pietro: l'uccisione del Bonini, la violenza alle figlie. E la colpa di Mario Vanni originaria dov'è? Eppure ci deve essere, non c'è versi. Una persona che partecipa a quei delitti per undici anni, a quei delitti - o per diciassette, vero, se si sposta il termine iniziale almeno al '74 - qualche segno preventivo l'avrà pur dato nei suoi vissuti anteriori, no? E allora vediamoli, vediamola la colpa originaria di Mario Vanni, il quale ha settant'anni. Sentii dire, una volta: "spesi male". All'epoca era un anno più giovane, questo processo non era nemmeno cominciato, stava per cominciare. "Spesi male". Spesi male perché? Beh, se si deve dire che, insomma, tutta la sua vita quello che ha fatto, prima operaio, manovale edile, poi il procaccia, poi il postino, non è una carriera brillante, questo è sicuro. Non si deve dire che ha fatto un matrimonio infelice? Anche questo è vero; una bambina gli è morta. Che alza un po' il gomito, sì, sì...
Mario Vanni: Sì, sì.
Avvocato Filastò: ...un pochino il vino, eh?
Mario Vanni: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Non è che gli dispiaccia a lei?
Mario Vanni: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Nell'87 smette e va in pensione perché gli gira il capo, dopo aver fatto il postino e il procaccia, tutto per 34 anni?
Mario Vanni: Sì, 34.
Avvocato Filastò: 34. Cinquanta chilometri al giorno, prima in bicicletta o sempre in motorino?
Mario Vanni: No, con il motorino.
Avvocato Filastò: Col motorino. Acqua, freddo...
Mario Vanni: Eh, sempre.
Avvocato Filastò: Certo, sempre. E su di lui si addensano ombre, suggestioni, enfatizzazioni al limite del falso. Preconcetti gravissimi. E liberiamoci subito dalla prima e più grave enfatizzazione vicina a quel limite di falso che dicevo. Ecco qua. Requisitoria orale della parte civile avvocato Curandai, pagina 58, udienza 25/02/98: "Il Vanni che ci viene a dire: 'sono un uomo mite e buono', ma poi' - veramente non l'ha detto solo lui, l'hanno detto anche dei testimoni, la sorella: 'sì, Mario? L'è bono come il pane' - "ma poi sappiamo che è stato incarcerato per aver gettato la moglie giù perle scale, incinta." È vero Vanni?
Mario Vanni: Un'è vero nulla.
Avvocato Filastò: Un'è vero nulla. E infatti non è vero nulla. Perché il processino c'è stato; perché il processo per maltrattamenti in famiglia Mario Vanni l'ha subito, nel lontano 1964, 19 marzo 1964. Voi l'avete, è stato allegato dal Pubblico Ministero, il processo, non la sentenza. La sentenza di assoluzione eccola qui. È passata in giudicato, ve la do, ora. Tardiva? Sì, sì. Tardiva perché Dio sa che non l'avrei mai creduto che qualcuno in questo procedimento di questa serietà, di questa importanza, se ne venisse fuori con queste storie, del Mario Vanni che butta la moglie giù dalle... Ma quante volte l'avete sentito dire, anche dal Pubblico Ministero, mi pare, vero? I maltrattamenti alla moglie, dai quali deriva la condizione di spastica della povera Nunziatina, la figlia di Vanni. Allora, il comandate Anelito (?) Niccolaì dice che fra questi coniugi c'è burrasca: "La notte fra il 9 e il 10 dicembre '63, lo scrivente trovò la donna piangente presso la famiglia Zecchi, abitante sulle stesse scale di casa," - la famiglia Zecchi abita sulle stesse scale di casa, e la moglie era dalla famiglia Zecchi; sarà per questo che qualcuno si è inventato la donna buttata giù dalle scale? No, non è nemmen per questo - "dove si era rifugiata per esimersi dalle percosse. Successivamente, specialmente in questi ultimi giorni, i fatti si sono aggravati, tanto che tre giorni fa il signor Mazzini Mario, rivolgeva a chi scrive la seguente domanda: 'ma quando si finisce, sulle mie scale?'" - Punto interrogativo. Il collega disattento, che non legge le carte per bene, si vede che deve aver letto "finisce sulle scale". Taci. E ha sbattuto la moglie di Vanni giù quelle scale. Capito? E invece è il vicino di casa. Quello che stava accanto a lei, siccome un facevate altro che litigare, lei e la su' moglie, a un certo punto dice: "Ma quando si finisce, sulle mie scale?" La moglie è entrata nel nono mese di gravidanza, ha dovuto trascorrere la notte sul divano perché il marito non la voleva a letto." Poi vedremo perché. "Per i motivi suesposti, allo scopo di evitare ulteriori sofferenze alla donna, che sia pure con qualche piccola colpa dovuta forse al suo imperfetto stato di salute" - dice il comandante della Stazione, Anelito (?) Niccolai - "io chiedo" - perché all'epoca funzionava così - "il mandato di cattura nei confronti di Vanni". Lo pigliano e lo portano in galera, la prima volta. Quanto ci rimase Vanni?
Mario Vanni: Una decina...
Avvocato Filastò: Una decina di giorni, meno male. 

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