venerdì 4 settembre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 3 marzo 1998 - Decima parte

Segue dalla nona parte

Avvocato Mazzeo: Cioè, intanto c'è un primo giudizio preventivo: Lotti persona, sotto un profilo della credibilità, negativa. Persona ne-ga-ti-va. Non si può dire persona indifferente o positiva: negativa. Anzi, la più negativa possibile. Sembra proprio un'ipotesi di scuola. Chi è il peggiore chiamante in correità? Lotti. E io metterei nelle antologie giuridiche la definizione che magnificamente ne ha dato il rappresentante dell'accusa. Quale rischio, un'altra valutazione che devono fare i Magistrati, che deve fare il Giudice per valutare, per esempio, come ho già detto in più di un'occasione, il sentimento di catartica liberazione che è alla base della scelta collaborativa, è di valutare i rischi che corre questa persona. Beh, non c'è dubbio. Pensiamo che questa normativa fondamentalmente è stata immaginata per le ragioni politiche -rispettabilissime su un piano politico, su un piano giuridico molto meno - che riguardano però fenomeni che nulla hanno che vedere con questo processo: la criminalità organizzata, la criminalità mafiosa, camorristica. Che si potrebbe dire qui? Che questo riguarderebbe la criminalità merendistica. Che qui c'è un'associazione per delinquere di stampo di che! Questo processo si inserisce in questa normativa. E certamente, chi collabora in quei contesti, in questi contesti di anti-Stato, perbacco, se corre dei rischi. Eh, ma li corrono e noi lo vediamo; è un dato sotto gli occhi di tutti. Vendette trasversali, parenti che vengono ammazzati, cambiamenti di generalità, migrazioni forzate all'estero. Quel poverino che - lui non era neanche un pentito, era un testimone; mi ha sempre impressionato, ci hanno fatto un libro sopra, un film anche - che vide gli assassini del povero giudice Livatino. Ma cosa non ha passato e non sta passando lui e la sua famiglia, per esercitare un diritto che ha la stessa natura di quello che voi state esercitando in questo momento. Altro che medaglie d'argento al valor civile, eccetera. Lì sì che ci sono i rischi. Pensiamolo per i pentiti, anche questo è un dato di costante evidenza. Ma qui che rischi corre il Lotti? Scusate, ma qui qualcuno dovrà pur rispondere a questa domanda. I rischi di che? Cosa ha messo sul piatto della bilancia per dire: guardate, mi dovete credere, perché sto andando contro un sentimento naturale dell'uomo, ancestrale, va bene, che è quello di difendere se stesso; che è quello di negare le proprie responsabilità. Sono così catarticamente risoluto che io sto mettendo la mia vita, i miei beni, i miei affetti sulla bilancia. Non ha messo niente. Ha messo i suoi 90 chili, un po' malandati, sulla bilancia, per dire: trattatemi meglio, compratemi un paio di scarpe nuove, mandatelo al ristorante. Questa è la personalità con cui vi dovete trovare, che si impone sulla strada del vostro giudizio come un macigno. Già lui ce l'ha quest'aspetto un po' carnoso. Ma questo è un macigno. "Genesi della sua confessione e della sua accusa." Continuo, eh. Questa è Cassazione. Lasciamo perdere il requisito del disinteresse per le ragioni che abbiamo detto. È cambiata anche la Giurisprudenza in questo proposito. E poi passiamo, ecco, alla seconda operazione logica che deve svolgere il Giudice nell'esaminare questa prova gravata di sospetto, no, come abbiamo detto prima; questa prova infida. "La seconda operazione logica è quella di valutare l'intrinseca consistenza delle dichiarazioni." Cioè: abbiamo visto la tua personalità, abbiamo visto le tute motivazioni presenti, prossime e remote, abbiamo visto tutte queste belle cose - o bruttissime cose, per la verità - adesso andiamo a vedere cosa ci dai, che merce ci dai. Cosa ci racconti? Quello che ci racconti è coerente, è dettagliato, è verosimile? - Verosimile, cioè ha almeno l'apparenza della verità? - È spontaneo? prima di tutto. Perché fra i requisiti c'è anche la spontaneità, eh. Anzi, cominciamo proprio dalla spontaneità. "Spontaneità, precisione, coerenza, costanza." Eh, qui, Signori, spontaneità… L'unica cosa spontanea che ho trovato, a proposito del Lotti, è la sua telefonata alla Filippa Nicoletti. Del resto, che la risoluzione a parlare da parte del signor Lotti non sia stata spontanea, bensì provocata, e questo è un merito che il rappresentante dell'accusa, nonché capo degli inquirenti ha rivendicato al suo Ufficio. Nella sua esposizione finale egli ha detto e sottolineato con toni a volte, mi sia consentito, un po' enfatici, dice: 'noi, di fronte alle nostre contestazioni. Ma quella sera agli Scopeti c'era una macchina, quella sera agli Scopeti...', che poi questo è: "le nostre contestazioni". Parte tutto da Ghiribelli e Galli, si chiama? che io l'ho letta la loro testimonianza, riguardatela, eh, siamo alle solite. Paragonatela con l'indizio con riferimento al processo Bozano e guardiamo la differenza. Però, sembrerebbe che il Lotti, di fronte a una contestazione - quindi non è spontanea la sua - di questo peso indiziario, di questo calibro, sia crollato. Infatti non dice, Pubblico Ministero, "m'hanno imbrogliato", dice "m'hanno incastrato". E quindi sulla spontaneità siamo tutti d'accordo che spontanea non è stata. Ma il fatto che la risoluzione a parlare, da parte del Lotti, non sia stata spontanea è un ulteriore elemento negativo. Sì, perché sarebbe stato molto più positiva, nella valutazione delle sue dichiarazioni, come insegna la Suprema Corte Sezioni Unite, se le sue dichiarazioni fossero state invece... se l'origine fosse stata spontanea, e neanche questo abbiamo qui. Eh, ma c'è di più. Spontaneo significa non correlato a domanda. Cioè, io vengo e parlo. Invece no. Qui ti si fa una caterva di domande, ti si mette sotto, ti si incastra... termine proprio poliziesco giudiziario per dire: sei senza una via di uscita, sei schiacciato dalla convergenza e dal legame logico delle nostre contestazioni, per cui sei senza via di uscita, questo significa incastrato. Imbrogliato invece significa ingannato. E vediamo un po' cosa ci dice Lotti, finalmente quando non parla con i poliziotti, finalmente quando non parla con i Giudici, finalmente quando non parla con i Pubblici Ministeri, finalmente quando non parla con gli avvocati; ma lui, di sua iniziativa fa questa telefonata, è lui che chiama, ovviamente, perché è in un luogo nascosto, per un bisogno - ma perché non glielo vogliamo riconoscere a quest'uomo, umanissimo, Dio Buono! -: sfogarsi con un'amica. E cosa gli va a dire? Leggerò solo alcuni brani, che però sono funzionali alla spiegazione, l'unica possibile, della genesi indotta della confessione e soprattutto della chiamata in correità del Lotti. Dunque, a un certo punto dice, pagina 4: "Giancarlo: Mah, ormai l'ho de..." Dice la donna: "Io che ti devo dire? Ma è vero quello che hai detto?" Gli dice. "Giancarlo: Di che?" "Donna: Che l'hai visto ammazzare?" "Giancarlo: Mah, oh, ormai" - primo ormai - "ormai l'ho detto, un posso mia torna' indietro." La donna insiste: "Ma è vero?". E il buonsenso comune si ritrova, eh; non c'è bisogno di avere la laurea in legge o in astrofisica nucleare per porsi dei dubbi. "Ma è vero?" - insiste la donna - "Giancarlo, è vero?" "Giancarlo: Ormai l'ho detto" - due - "e mi hanno imbrogliato loro, sennò... Io li ho visti..." Allora, ha detto due volte ormai. La donna insiste: "Ma tu devi dire se è vero." — insiste, fa sanissimo... questa donna, fra l'altro, se non sbaglio è una prostituta, uno può pensare una serie di luoghi comuni, invece no, è una persona che esercita il giudizio. Per la terza volta dice: "Ma tu devi dire se è vero oppure no." In fondo non ha l'interesse che avete voi, che siete Giudici, ad esercitare il dubbio. E lui dice: "Eh, sì, eh, ormai" - tre "ormai" - "l'ho bell'e detto, che gli vo a dire ora?" Come a dire: come fo a cambiare versione? Tre "ormai", eh. "Donna: Ma tu a me" - insiste, altro che il Pubblico Ministero, questa donna, porca miseria! -"Ma tu a me devi dire se è vero. " Quarta domanda della donna e lui dice: "Ormai - quarto ormai - gl'è vero, c'è poco da… Donna: - numero 5 - "È vero?" Glielo chiede per la quinta volta: È vero? E' vero?' Cinque volte. E lui: "Eh..." Quattro ormai e un "imbrogliare". Continuare con gli "imbrogliare", lo dice tre volte. "Incastrato" non lo dice mai, "imbrogliato” lo dice tre volte. A pagina seguente dice: "No, m'hanno imbrogliato su questo fatto qui, sennò io, eh... sapevo su uno solo, uno solo e basta." E poi lo dice cosa sapeva, perché la donna gli dice: "Di uno solo sapevi?" "Eh, oh, quando mi fermai lì vetti la tenda, c'era la tenda." "Ah." Dice la donna. "Giancarlo: E c'era du' persone." "Eh." Dice la donna. E sentite questa: "Giancarlo: quell'altro" - mi immagino si riferisca al Pucci - "l'ha riconosciute subito, io non l'ho riconosciute." La prima volta, e l'unica, che non parla a gente con la toga nera addosso, a funzionari pubblici, eccetera, eccetera. E ha detto già due volte "imbrogliato”. Pagina 8: "Giancarlo..." E comincia a introdurre un argomento che poi andrà illustrato, secondo l'opinione modestissima di questo difensore. "Giancarlo:" - e qui fa lui la domanda alla donna, è inquieto, non si limita a rispondere alle domande di questa donna: 'ma è vero, ma è vero?' No, a lui gli brucia dentro qualche cosa e gli dice: "Giancarlo: Ma sai... ma sai icché gli ha detto questo Mario, il Vanni?" Questa cosa gli dà fastidio. "Donna: Sì." "Giancarlo: Dice che sono stato io a fare gli omicidi." Dice che sono stato io a fare gli omicidi. "Donna: Chi è stato? Te?" "Giancarlo: No, l'ha detto lui, eh, l'ha detto lui. " Come dire : non sono stato io a fare... l'ha detto lui. E insiste, poi: "Giancarlo: Poi mi voglian domandare le cose dell'83, dell'82, o come fo a sape' queste cose?" "Donna: Ma poi per me tu sei stato una brava persona." Insiste: "Giancarlo: Ma poi gl'hanno visto una macchina, dice a Scandicci, a Giogoli, e io che ne so io. Per l'appunto la mi' macchina l'è da tutte le parti.” Ha ragione: "Per l'appunto la mi' macchina è da tutte le parti. Io se vo a trova' una cugina un lo so." Dice: "Ma bisogna tu dica la verità." Insiste: "E quello che ho detto ho detto. Di più quello che ho detto, diverso un lo posso dire, ora. Eh, ormai, un c'è più nulla da fare." E siamo al quinto "ormai". Tenete presento il riferimento che ha fatto a Vanni, perché questo interessa più specificatamente chi vi parla. Ha già detto due volte: "M'hanno imbrogliato, perché sennò io... M'hanno imbrogliato..." Pagina 11, terza volta: "Giancarlo: Eh, ormai io ho detto più icché un l'è." Ho detto più icché un l'è. Ha detto prima che agli Scopeti vide la macchina, due persone ma lui non le riconobbe. Poi dice: "...ho detto più icché un l'è, e sono stato imbrogliato, guarda." Le dice. "...e sono stato imbrogliato, guarda, guarda." Più di così che può dire? I suoi strumenti sono questi. E poi toma al Vanni perché è un pensiero ricorrente questo. Questo è un tarlo che lo corrode. E allora a un certo punto dice, verso la fine: "Ma lui, mi disse l'avvocato" - non si sa chi -"se tu vai lì, qualcosa in più" - è dura questa -"qualcosa in più bisogna tu dichi: l'83, l’82, l'81. O come fo a sape' tutte codeste cose?" "M'ha detto l'avvocato: ma se tu vai lì, qualcosa in più..." Ce lo vogliamo porre il problema, Signori, se lui qui lui sta mentendo oppure sta dicendo la verità, perbacco Perché se qui vien fuori che è probabile che lui stia dicendo la verità, qui c'è tutto il processo, eh. 

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