martedì 21 luglio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 25 febbraio 1998 - Ottava parte

Segue dalla settima parte

Avvocato Curandai: E, a proposito della lettera, sapete cosa dice? 'Mah, la lettera, la lettera inviata dal Pacciani a me, parlava... Pacciani parlava delle figliole. Dice, aveva paura, parlava delle merende, delle figliole. . . ' Guarda, risposta di... Allora giustamente il Pubblico Ministero gli contesta: 'ma come, se parlava delle figliole e delle merende, che motivo c'era di preoccuparsi tanto per questa lettera? Che motivo c'era di andare eventualmente dai Carabinieri, o di andare da un avvocato?' Eh, invece il Nesi ci dice, e tanti altri testimoni, ci dicono che quella lettera parlava di cose molte brutte. Ma perché negare questo? Perché negarlo? E allora tanto è vero che, a un certo momento, interviene il difensore di Vanni e gli chiede: 'ma scusi, Vanni, il Lotti lei... fra lei e il Lotti che rapporti c'erano? C'è del rancore nei conf... Perché il Lotti lo accuserebbe? Il Lotti ha del rancore verso di lei?' E lui risponde: 'no, a me un mi risulta che c'ha...', ecco, forse l'unico grande sprazzo in cui dà una risposta - e non poteva fare diversamente - è questa. Anche sulla piazzola famosa: sì, è vero, lui ammette la piazzola. Dice: 'sì, io... Lotti mi parlò della piazzola, mi parlò di non dire niente mentre eravamo al bar'. Poi interviene l'avvocato Pepi e fa sospendere l'interrogatorio. Visto la malaparata fa sospendere lì. Rileggete la pagina successiva, pagina 6: viene sospeso l'interrogatorio. Quando il Vanni forse stava per dire qualcosa, forse per cedere... viene sospeso 1'interrogatorio. E, tanto è vero che, nell'interrogatorio successivo, sapete cosa dice il Vanni? Interrogatorio del 15 luglio del '96, dice: "No, io no, io il Lotti della piazzola non me ne ha mai parlato". Ecco, ha fatto un passo indietro. Ma per quale motivo? Se non hai da temere nulla, perché prima dici una cosa e poi ne dici un'altra? , E quindi, voglio dire, tutte queste contraddizioni non depongono, non depongono a favore di Lotti. E poi ci sono queste lettere minatorie, c'è un rapporto della Polizia. Insomma, qui si parla a spada tratta di minacce: 'quando tornerò, te la farò pagare, ci penso io al Pucci di Monte... Me la pagheranno, va be', questo può derivare ovviamente da vari motivi, non è un elemento di prova. Certamente la grande quantità di queste lettere dimostra ovviamente un carattere non certo mite, non certo, né certo buono. Dunque, vado, signor Presidente, verso la mia fase finale che sono poi ovviamente le mie conclusioni. Del patrimonio di Pacciani ve ne ha parlato specificamente ieri il Patrizio Pellegrini; io voglio solo sottolineare una cosa che non è stata, a mio avviso, messa in rilievo: che cioè, proprio nel periodo '81-'87, ci sono questi circa 158 milioni e non c'è nessuna entrata, non c'è nessun segno di entrata, né a livello di diritto successorio, niente. Nessuna entrata. Sia ben chiaro, non è che abbia acquisito questi, con delle giustificazioni. Non ci sono entrate di alcun genere. Quindi la Polizia ha fatto le indagini su tutte le entrate e non ci sono entrate. Per quanto riguarda il Vanni, l'ispettore Fanni e la stessa Bartalesi. In particolare il Fanni... La parte lesa, ci parla della liquidità, di prestiti, di cene, eccetera, gli ultimi tempi. Il Fanni, ci parla invece di 19 milioni, se vi ricordate, non giustificati, non giustificabili nel periodo '84. Nel 1984, 19 milioni, tah, secchi, così, non giustificati, che non hanno trovato alcuna giustificazione. Io voglio parlare un attimino soltanto del famoso passaggio della pistola calibro 22. Faccio un breve cenno, eh, su questo punto. Ma qui, signori, ci sono delle coincidenze spaventose. E, in questo processo, ce ne sono tante. Ora, una coincidenza può capitare a chiunque; due coincidenze sono una grande sfortuna; ma tre-quattro coincidenze, possono essere anche un indizio, un grave indizio contro una persona. Perché c'è il Calamosca che qui in aula, ma soprattutto davanti al dottor Giuttari - e sono stati prodotti questi documenti - dice chiaramente che la pistola del '68, la famosa calibro 22 utilizzata nel '68 e utilizzata, allora si diceva, dal cosiddetto "mostro di Firenze", questa pistola, il Calamosca dice: 'apparteneva al Vinci, me lo disse il Vinci, era sua. La usò lui per il delitto del '68 insieme al Mele'. Poi lui pagò il Mele, promise di pagare il Mele, ovviamente, per pagare il silenzio di Mele. Poi il Mele voleva parlare ma fu fermato da un gruppo di sardi che, appunto, in un certo senso, in quel momento, hanno protetto, protessero il Vinci. Ecco, il Vinci quindi dice a Calamosca che la pistola calibro 22, all'origine, era del Vinci e che fu poi ceduta. Questo lo dice chiaramente. Qui, il Calamosca, è stato molto contratto. Però, davanti al Giuttari aveva detto che l'aveva ceduta questa pistola. Il Vinci l'aveva ceduta. Lo Sgangarella ci dice - ecco la seconda coincidenza - che, fra Vinci e Pacciani c'era amicizia, una grande amicizia. Che si erano frequentati a Calenzano. Ecco l'escalation. Si erano frequentati a Faltignano, pardon. Che c'era questa grande amicizia. E, guarda caso, nell'orto di Pacciani si trova un proiettile sparato da quell'arma. E, guarda caso, il Lotti riconosce per il Vinci quella persona che si aggirava a San Casciano, quel giorno in cui il Lotti era insieme al Vanni, quando cioè il Vanni disse a Lotti: 'guarda, ; quella persona lì è quella che noi abbiamo fatto scarcerare'. Sono quattro-cinque coincidenze disarmanti, inquietanti, sconcertanti. Io non posso dire altro e non voglio dire altro su questo punto. Presidente, sul movente di questi delitti si potrebbe dire sicuramente ancora qualcosa, anche se molto è già stato riferito, è già stato detto. Se vi interessa l'opinione di questo difensore: io sono molto fermo in questa mia versione, in questa mia opinione. Sulla base di tutto quello che io ho acquisito nel corso di questo dibattimento. A mio avviso si intrecciano due moventi: l'uno, di natura economica; e l'altro, di natura edonistica, che riguarda cioè, la perversione di queste persone. Mi spiego meglio. Il Pacciani sicuramente ha agito più per motivi economici, che non per la propria perversione. Ma state attenti, anche Pacciani è un pervertito. Ricordate il primo omicidio, quando ferisce il seno sinistro della donna. La Sperduto poi ci dirà che, durante l'amplesso amoroso, anche il suo seno veniva ferito; ci dirà la rabbia di Pacciani nel vedere le coppie felici agli Scopeti. E poi tutta la personalità di Pacciani, a tutto questo si aggiunga. Non occorre aggiungere altro. Però io credo che Pacciani lo faccia più per motivo economico che per motivo edonistico. Le vere persone perverse sono il Vanni e il Lotti. Il Lotti lo fa solo per piacere, perché "gli garbava", come dirà il Pucci. Il Vanni è una via di mezzo fra Pacciani e Lotti: lo fa, sia per piacere, e sia per motivi economici. Perché i soldini lui li ha presi. E ce li aveva. Quindi, questa è la mia scala, il mio quadro. E, alla base di tutto c'è, da parte del Pacciani, lo sfruttamento della perversione altrui. Vengono sfruttati questi due individui: il Lotti e la ; perversione soprattutto di Vanni. Il rifiuto, i rifiutati dalle donne. Il Vanni, addirittura, è rifiutato non solo dalla moglie, ma anche dalle prostitute. Questa grande frustrazione, questa grande aggressività, questa avversione verso la coppia felice nel momento dell'orgasmo. E, signori, per quanto riguarda questi personaggi, non fatevi incantare dal loro trasformismo, dalla loro doppia personalità. È un trasformismo, a mio avviso, di stampo mostruoso. Perché il Pacciani sventola il santino, ma poi sappiamo chi è, non ho bisogno di parlare oltre del Pacciani. Io parlo di persone viventi. Mi interessa il Vanni, in questo momento. Il Vanni, lo sappiamo, l'ho già detto, dice di essere una persona mite. Ma poi, come ripeto, ha una personalità invece completamente contraria. Un uomo mite, un uomo malato. 10-15 anni fa era un uomo nella pienezza delle proprie forze, non era un uomo malato, era un uomo perverso. Quello sì. Anche Allocca diceva: 'sono un povero vecchio', e poi aveva violentato ed ucciso e fatto sparire il corpo di quel ragazzo. Attenzione a non farvi incantare da questa falsa apparenza, che è la cosa più mostruosa, la cosa più inquietante di tutto questo processo. Questa metamorfosi di questi personaggi. Attenzione, su questo punto. Ed è il punto, secondo me, più grave, più inquietante della loro personalità: questo sdoppiamento, questo volere apparire come persone vecchie, miti e malate. E invece la loro personalità è completamente, al contrario, diametralmente opposta. Sul Faggi, signor Presidente, mi riporto a quello che ha già detto ieri l'avvocato Colao e a quello che dirà l'avvocato Voena. E concluderò anche per la responsabilità di Faggi. Perché ci sono elementi gravi anche a carico di Faggi: vedi l'identikit; vedi le testimonianze; vedi altri fatti per cui egli si è inserito nella struttura associativa, egli si è inserito in questo giro. E quindi non può essere esentato da alcuna responsabilità. Io non voglio ripetere i concetti dell'avvocato Colao e quello che vi dirà poi il professor Voena. Io vi dico soltanto che c'è anche un'altra coincidenza: che morto Indovino Salvatore e arrestato il Pacciani nell'86-'87, non c'è stato più alcun delitto a Firenze. Anche questo sarà una bella coincidenza. Non fatevi soprattutto incantare. Il Lotti ha parlato. Ma il Lotti, Presidente, dice: forse ha parlato per captatio benevolentia. Eh, certo, è normale che uno parli anche per captatio benevolentia. Però ricordatevi, che 21 anni per il Lotti sono pesanti. 21 anni non è un premio, un grande premio. Non è l'applicazione del diritto premiale. Un pentito di mafia o di terrorismo racconta tutto nei minimi particolari, perché sono fatti - parlo di terrorismo io - la cui molla iniziale, ideale poteva essere anche buona; è stata poi attuata criminosamente. E quindi raccontano tutto. Qui, ricordiamo che c'è anche la vergogna nel raccontare. C'è anche una ritenzione di ordine psicologico nel raccontare tutto fino in fondo, c'è anche un blocco psicologico per questi fatti. E sono due i fatti per cui in genere non ci sono mai pentiti fino in fondo: i fatti a sfondo sessuale e i fatti di stragismo. Anche in caso di stragismo non c'è quasi mai un pentito. Che sono i fatti più obbrobriosi, più scandalosi e più gravi che si possano commettere. Quindi non siamo ingenui. Non è stato detto tutto da Lotti. Ma cosa vi doveva dire di più il Lotti? Questo è l'interrogativo che io vi pongo. E quindi vi dico: non fatevi incantare e ve lo chiedono questi ragazzi, signor Presidente e signori della Corte. Ve lo chiedono Pia, Claudio, Nadine, Jean, Host, Jean, Paolo, Antonella, Stefano e Susanna. E concludo, signor Presidente e signori della Corte. Concludo per l'affermazione di responsabilità di tutti gli imputati, per i reati loro rispettivamente ascritti. E quindi la condanna per il risarcimento dei danni morali in favore della parte civile che si determinano nella somma di lire 50 milioni o in quella inferiore o superiore che la Corte riterrà | di Giustizia; nonché delle spese e degli onorari, come da separata nota, con provvisoria esecuzione. Grazie.

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