lunedì 22 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

P.M.: Uno strano periodo, quello del '95, che ovviamente noi dobbiamo valutare sulla base dei racconti della Bartalesi e del Lotti, nel quale abbiamo una Bartalesi che ci descrive questa strana amicizia quotidiana, tutte le sere Bartalesi Alessandra, nipote di Vanni, Vanni-Lotti, con una Bartalesi che ci racconta: 'è stato Vanni che mi ha fatto conoscere Lotti'. È una situazione nella quale... 'mio zio, fra l'altro, mi ha regalato quattro milioni', riconoscenza, o quello che sia stato, comunque è un dato di fatto. Un periodo in cui, ci dice la Bartalesi, il Vanni era pieno di denaro contante. È un elemento che oggi ci serve a qualcosa. È un elemento che ci consente di capire una situazione di Vanni nel 1995. Una situazione nella quale la Bartalesi ci racconta: 'ma guardate, il Lotti mi diceva di non andare da sola con mio zio, perché aveva paura'. Mah, anche questo elemento ha, ovviamente, la portata che può avere, però è una situazione che ci consente ancora di capire meglio chi è Vanni e cosa può girare nella sua testa in quel periodo. Anche perché, come corrispondente, come elemento a verifica di ciò che dice la Bartalesi di una presenza di denaro molto forte nelle mani o nelle tasche di Vanni di denaro contante, abbiamo quel riscontro obiettivo che vi è stato fornito dalla deposizione degli ufficiali di P.G. che sono stati sentiti sul punto, relativi a uno strano movimento di denaro - che va valutato per quello che è, ci mancherebbe - cioè prelievi molto forti in quei mesi, dall'aprile, settembre-ottobre '95, 28-29 milioni, con una situazione che è rimasta, sicuramente inesplorata, inesplorabile. Però oggi noi dobbiamo, come elemento obiettivo, tenere presente. Cioè, un soggetto che non ha mai speso denaro, che ha sempre, a suo dire, messo da parte la pensione, di un milione, un milione e mezzo, che riscuoteva, in un certo periodo nel quale la Bartalesi è così penetrante nelle personalità di questi due soggetti, Lotti e Vanni, che ci racconta: continue cene, questa amicizia strana, vanno insieme nei luoghi degli omicidi - voi, il racconto della Bartalesi lo conoscete già - abbiamo un Vanni che preleva tutto questo denaro contante. Ovviamente possiamo pensare a prodigalità. Possiamo pensare a qualsiasi spiegazione. Ovviamente dobbiamo soltanto cercare di capire dagli elementi oggettivi, perché su questo Vanni -tuonando il suo difensore, vi spiegherà, vi dirà lui subito come sta la faccenda dei 29 milioni -ha creduto opportuno di non rispondere all'interrogatorio. Qualche domanda gli volevamo fare, per capire se per caso c'era una qualche situazione che costringeva Vanni a questi prelievi, per motivi che potevano in qualche modo avere a che fare con i nostri fatti, o comunque con fatti collegati, per i quali sarebbe stato importante avere maggiore chiarezza. Ora abbiamo solo il dato di fatto. Questi prelievi, in quello stesso periodo in cui sappiamo che la Bartalesi ci ha raccontato quelle cose su Lotti, molto importanti. E di più, più lontano non possiamo andare. Dobbiamo prendere il lato oggettivo di queste dichiarazioni perché Vanni, su questo, dopo aver promesso grandi dichiarazioni, ha preferito tacere. Anche questo rientra nel suo legittimo comportamento, nelle sue scelte difensive. Ma noi oggi dobbiamo sicuramente interpretare anche questo. È un Vanni del quale sappiamo molte altre cose dai testi. Sappiamo quali sono stati i rapporti familiari, i rapporti con la moglie. Mah, vi sintetizzo le dichiarazioni di quasi tutti i familiari: era uno che con la moglie non aveva alcun rapporto. E i familiari, quando ci è stato raccontato che aveva altri tipi di rapporti, con prostitute, o comunque 'si arrangiava in altro modo', come ha detto il Nesi, tutti i familiari vi hanno in coro detto: come doveva fare, con una moglie così. Un Vanni che ha un passato sotto questo profilo strano. Quella figlia deceduta, nelle circostanze in cui, in questo processo abbiamo avuto solo degli sprazzi. Una moglie in stato interessante che cade dalle scale; una figlia handicappata che ovviamente viene poi assistita in un istituto e che muore, ovviamente a causa di questo suo handicap, chissà come causato. Anche qui abbiamo solo raccolto delle voci che hanno poca importanza. Hanno solo importanza per capire chi è questo soggetto. È sicuramente una persona che, indipendentemente o a causa dei rapporti o mancati rapporti con la moglie, ha sicuramente connotato la sua personalità negli anni con rapporti tipici con prostitute. Ma anche questi sono stati dipinti in questo processo, da tutti i testi che sono stati sentiti in modo particolare. Quel possesso di quei vibratori, addirittura ammessi dallo stesso Vanni. Uno che un giorno gli cadde di tasca all'interno del bar. C'è quell'episodio poi, da lui stesso raccontato, nella Sita, in cui gli cadde l'oggetto e si mise in azione automaticamente. Sono cose che possono sembrare pittoresche e noi le dobbiamo comunque collocare in ima personalità che deve essere esaminata fino in fondo quando cercheremo di capire chi è e come sia possibile che sia arrivato a condotte come quelle descritteci dal Lotti. È una personalità, sotto questo profilo - il profilo di Vanni e rapporti con le donne - che c'è stata descritta univocamente da quasi tutti i testi. Voi ricordate che ce ne hanno parlato, di un Vanni che ha rapporti particolari con le donne, con le prostitute, ce ne hanno parlato un po' tutti i testi che abbiamo sentito. Ricorderete Nesi, ricorderete la Sperduto - ci arriveremo fra un attimo - ma la stessa Ghiribelli; e avete avuto le dichiarazioni di Lotti e Pucci, che sono fra l'altro confortate su questo da quelle appena accennate; e avete le dichiarazioni del cugino Ricci. Qualche sprazzo, perché serve solo per capire chi è e come possa essere arrivato a una maturazione, una personalità, una perversione di questo tipo, un soggetto come Vanni. E qualcuno ci ha raccontato qualcosa di più, oltre all'uso di vibratori. Vi è stato riferito: 'guardava e si masturbava, ma non faceva nulla con le prostitute'. La Ghiribelli ci ha raccontato che non voleva avere rapporti con lui proprio per questo modo particolare di avere rapporti con prostitute. Le stesse cose in fondo derivano dai racconti di Lotti, per quanto riguarda i rapporti con la Nicoletti. E qualcuno ha parlato di uso di questi vibratori su se stessi, sia per Vanni che per Pacciani. Per quanto riguarda Pacciani abbiamo avuto, in quel processo già a suo tempo celebrato, una prova che è in quel referto che agli atti anche di questo processo, nel quale emerge l'uso che di questi vibratori il Pacciani faceva su se stesso. E è chiaro che quando qualche teste vi ha raccontato questo facevano entrambi, abbiamo un riscontro ovviamente solo per Pacciani, ma molto puntuale, preciso, secco. Fu ricoverato in un ospedale, a suo tempo, perché aveva un vibratore addosso. Abbiamo, circa il comportamento di questo soggetto Vanni con le prostitute o con le donne che frequentava, abbiamo un comportamento descritto nei modi che sapete, con quelle difficoltà, con quel particolare disagio che ha mostrato fino in fondo in quest'aula, la Antonietta Malatesta Sperduto. E quelle due o tre cose che è riuscita a raccontarvi con difficoltà ci danno proprio un'immagine non solo di una sessualità deviata del Vanni, ma di un vero e proprio carattere di anomalia, di perversione molto spiccata. Ricordate quei racconti della Sperduto che noi non possiamo oggi non credere. Su questo siamo già andati oltre nelle precedenti udienze, nel raccontare il perché la Sperduto è credibile, i riscontri che vi ha forniti. Però i racconti sui suoi rapporti con Vanni e con gli altri, soprattutto il Pacciani, sono sconvolgenti. Si tratta di un soggetto, di una donna della capacità, della struttura che avete visto con i vostri occhi, la quale vi ha raccontato due o tre passaggi della sua esperienza col Vanni che sono significativi. Le sue frasi, mezze frasi, ma... non mezze frasi per reticenza, mezze frasi perché ha dimostrato la difficoltà, il disagio del suo racconto, sono quelle: 'erano violenti, mi costringevano a avere questi tipi di rapporti, mi tenevano '. E racconti della Sperduto confermati interamente da Nesi - e, poi vedremo, dallo stesso Vanni, ci arriviamo - il quale Nesi dice: 'beh, Vanni una volta mi ha raccontato... ', di aver saputo da Vanni che la Sperduto si lamentava di questo disagio, di questa violenza che il Vanni e il Pacciani usavano su di lei, tanto che il marito -poi morto in quelle condizioni che sappiamo - era "incazzato fradicio". E confermati, questi rapporti, da quella testimonianza del Malatesta Luciano, quel ragazzo così disgraziato in questa vicenda, che anch'egli, con la umanità, quel tocco di umanità che anche lui ha portato in vicende così tristi, così cruente, ha portato con il suo racconto nel descrivervi cosa aveva visto in casa, quali erano stati i comportamenti del Vanni e del Pacciani nei confronti della madre. È quindi una sessualità, dicevo, molto particolare, che noi dobbiamo tenere ben presente perché è una sessualità che emerge da racconti di terzi, di persone disinteressate, che ha qualche elemento ancora in più, nel senso che voi su questo avete qualche conoscenza ulteriore, soprattutto nelle dichiarazioni diffuse e ampie del teste Nesi. Il quale vi ha raccontato che era un grande amico del Vanni. Vi ha raccontato poi dei suoi sospetti, ci arriviamo fra un attimo. Però è un Nesi che vi ha raccontato: 'guardate, io di questo ho molti particolari da dirvi, perché io voglio dirvi tutto quello che so, poi sarete voi a valutare Vanni. Io ricordo che, io Nesi, fin da ragazzo andavo fuori con lui, andavamo fuori dalle prostitute. Mi ha raccontato più volte di più di una prostituta. Mi ha fatto dei racconti che, io Nesi, vi voglio riferire in quest'aula, perché secondo me vi sono utili per capire chi è questo signore'. E sicuramente il Nesi vi ha detto qualcosa che oggi, a mio parere, non solo è utile, ma utilissimo per capirlo. Diceva Nesi: 'guardate, andava da una prostituta in via Fiume che, diceva lui, era gentile e educata, si trovava bene'. Poi è stata trovata morta ammazzata con un coltello. Una circostanza che ovviamente è un dato storico. Ma vi aggiunge due o tre particolari il Nesi, per capire questo uomo Vanni, che noi oggi dobbiamo aver ben presenti quando dovremo dire: il Vanni è veramente un perverso, o è soltanto un uomo di paese con gualche vizietto in più? No, attenzione. Perché Nesi vi ha dato indicazioni precise, molto dirette su questo punto, che noi oggi non possiamo, direi, non solo trascurare, ma non possiamo sottovalutare. Dice: "Negli anni '60 avevo 18 anni, lui, Vanni era più grande di me, mi fece conoscere una prostituta, una certa Gina Manfredi. Ci pigliava 15 mila lire da soli, 20 mila quando eravamo in due. In più occasioni eravamo stati insieme" - dice Nesi - "da quella prostituta, e almeno un paio di volte avevamo fatto all'amore anche con la cameriera tutti e quattro insieme". Cioè, un soggetto che - può essere una cosa comune o meno, nessuno si deve scandalizzare più di tanto su questo - però nel quadro di un Vanni dipinto in questo processo, come sappiamo, è un elemento da tenere presente. Ci racconta Nesi un altro episodio che, anche a riscontro di qualcosa che è emerso sempre in quest'aula, dobbiamo tenere presente. 'Un giorno io incontrai' - dice Nesi - 'Vanni, il quale mi disse: sai, dopo 20 anni ho ritrovato quella Gina Manfredi da cui andavamo'. 'Io non so' - dice Nesi - 'se lui poi ci è andato anche in questo intervallo di tempo. Però vi racconto..., ci ha raccontato un episodio che serve sempre per dimostrazione che 1 ' ambiente in cui è vissuto, è lo stesso. Dice: "Un giorno lo accompagnai dalla Gina Manfredi. Io avevo da fare" - dice Nesi - "Tomai a riprenderlo; entrai nella camera credendo che ci fosse Mario in casa della Gina. E con lei, invece, c'era un uomo, un mago, con un affare rosso, una specie di tonaca, di mantello." Anche questo avrebbe la caratteristica di portare a conoscenza vostra un episodio più o meno marginale di una vita sessuale sicuramente originale, se il Nesi non dicesse: 'guardate, poi nelle foto che mi sono state mostrate ho riconosciuto che quel mago con quel mantello era quell'Indovino Salvatore', che voi tutti sapete chi fosse. 

1 commenti:

Unknown ha detto...

Fuffa, ancora fuffa e solamente fuffa a carico del povero Mario Vanni, alias Jacques Tati. Appare evidente che Canessa, non avendo di meglio da proporre alla Corte, continui a disquisire su fatti, o elementi , penalmente irrilevanti e inconsistenti. Il processo al " Torsolo" fu una vergogna !