martedì 19 maggio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 19 febbraio 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte

P.M.: Poi dice, e qui cominciamo, perché l'ha detto a voi, a vedere se questi racconti hanno un qualche riscontro, dice una cosa: 'io fu'... il racconto centrale lo sappiamo talmente bene che vediamo poi le sue parole, ma dice un'altra cosa importante, l'appuntamento alle 23.00. E poi dice: "Noi lo avevamo poi raccontato al bar." Questo è una situazione oggettiva che nel corso di questa indagine è stata sempre molto chiara. Cioè, questi due signori, Lotti e Pucci, dopo quella scena, in qualche modo, qualcosa signori, è evidente, al bar l'hanno detta. Non sono andati dai Carabinieri, ma che loro erano passati da quella piazzola lo hanno riferito al bar. Noi abbiamo avuto il riscontro in quel teste titubante che a contestazione lo ammette, Zanieri, l'orefice di San Casciano dice: "Sì, nel bar, nei giorni successivi si seppe" - poi lo vediamo da chi o non da chi, perché - "si seppe che il Lotti la sera, con la sua macchina, era passato di lì." Quindi, Pucci, guardate, la prima cosa che dice: "Sì, dai Carabinieri non si andò ma ci si fermò a quel bar." Di questo fatto, il bar, con la portata che vedremo, c'è un secco riscontro. Però io vi dicevo, vi sottolineavo e volevo che voi ci fermaste molto attentamente la vostra attenzione, è sul fatto che fatto questo racconto: cosa ho visto, chi c'era, io sono tornato alla macchina. Subito dopo attacca con una attenzione, una sicurezza che sembra quasi impossibile in una persona che apparentemente ha un comportamento che può sembrare particolare, è una persona che subito dopo aver fatto questo racconto ci tiene a far vedere che è persona talmente che ha capito come stanno le cose che nella... dopo aver detto chi c'era e cosa facevano e cosa ha fatto lui, dice: 'oh, signori, ma io non c'entro nulla'. Cioè, buona parte della sua testimonianza, la seconda parte, vera o non vera, secondo me verissima, è stata una testimonianza in cui il Pucci, rendendosene conto o meno, sicuramente rendendosene conto, ha chiaramente tenuto a precisare: 'guardate ma io con loro non c'entro nulla', vedremo fra un attimo le sue parole. Cioè, sono due i momenti. Racconta. 'Io non c'entro nulla'. Ci tiene in particolar modo a dire: 'io ho visto, mi sono trovato lì, ero curioso, mi ci ha portato, ci sono andato per forza' - questo non lo sapremo mai - però, guardate, io più di vedere e vedere nei limiti che vi ho raccontato, non ho partecipato a nulla. E questo è una persona che si comporta così. Guardate con quale attenzione si presenta a voi, con quale capacità di spiegarsi e di far capire quale è il modo in cui lui ha capito questi fatti. Ma è chiaro che lui nel fare questo racconto ha subito dimostrato di voler prendere le distanze da Vanni e Pacciani, e subito dopo dice sempre: 'io ho sempre detto la verità'. Ma andando nei particolari di questo suo racconto, emergono ancora riscontri a quello che dice. Vorrei sottolinearveli, perché per la valutazione non solo di Pucci ma anche degli altri, delle altre condotte è importante. Perché a domanda specifica, quando gli si chiede: "Ma guarda che la Ghiribelli dice t'ha visto la sera, dice che il pomeriggio eri stato lì con lui." Dice: "Sì, è vero, io non sono mai stato a fare merenda" - figuriamoci, ha memorizzato anche questo termine - "con loro, con Vanni e Pacciani. Io non ci son mai stato, ci può credere, io andavo solamente con il Lotti a Firenze e basta." E poi dice - elemento di riscontro - : "Quel pomeriggio siamo andato dalla Ghiribelli Gabriella" - ce l'ha confermato la Ghiribelli Gabriella. Dice anche: "Venne anche Vanni, ma non lo voleva, perché non le garbava come faceva lui. E quel giorno del delitto Vanni era andato dalla Gabriella da solo, ma questa l'aveva mandato via." Guardate che queste dichiarazioni sulla credibilità di Pucci non solo emergono dalla Ghiribelli che lo conferma, ma lo vedremo, lo ha ammesso al GIP lo stesso Vanni. E quindi capite che Pucci comincia a essere persona che vi fa un racconto e su elementi marginali, forse non di quella sera, dice le stesse cose che dicono la Ghiribelli Gabriella, guardate proprio quel pomeriggio lì Vanni, da solo, in autobus, ce lo dirà Vanni. Guardate che Pucci, nel farvi un racconto di quello che ha visto nella piazzola, vi dice anche elementi e fatti che trovano un riscontro addirittura in uno degli imputati, certamente su un fatto diverso. E poi continua, con la sua costante attenzione, tenuta in tutta la seconda fase della sua testimonianza: "Io non c'entro nulla con questi fatti." È un Pucci che si rivolge a voi, a noi, con quel colorito, particolare, linguaggio toscano di campagna, così, un po' impreciso, con quelle interiezioni, con quelle affermazioni; ricordate voi le parole. E quando il Presidente gli ha fatto qualche domanda o qualche contestazione - gliel'abbiamo fatta tutti - lui ha sempre, nel confermare ciò che aveva visto, Vanni e Pacciani, gli si è chiesto: 'ma sei sicuro?' e lui: "La ci può credere". La ci può credere. È talmente spontaneo che è impossibile pensare che questo ha inventato tutto, ha memorizzato tutto e sta facendo un racconto. "Io le bugie non le ho mai dette a nessuno, non ho mai fatto male a nessuno” - continua "intendiamoci." È questo suo modo di raccontare che ci dà addirittura certezza, ci dà ancora più la convinzione che dica la verità. Ma poi fa, ancora, un racconto con particolari che secondo me offrono la possibilità di vedere se ci sono riscontri. Ancora, oltre quei due che ho accennato. Sono importantissimi, eh. Io sto, in questo momento, non parlando del fatto dell'omicidio della tenda, sto parlando un attimo dei racconti relativi a fatti marginali sui quali c'è riscontro. Dice... Abbiamo cercato di capire meglio quei suoi termini, quando gli è stato chiesto, dice: "C'era... la visibilità non era male, perché c'era la luna crescente". Ha usato un termine l'albore, l'arbore - che l'ha usato lui, in quel verbale; gli è stato contestato. È difficile che in un verbale si metta "l'arbore" o "l'albore", che è un termine tipicamente di questi personaggi, in un verbale di Polizia. Quindi, quando siamo andati a contestargli: "Lei ha detto 'l'albore", era proprio un termine suo. Ma lui non si è minimamente smosso. Ha chiaramente detto: "La visibilità non era male, perché c'era la luna crescente." Ma guardate, questo particolare della luna crescente è emerso in questo processo attraverso Pucci, perché tutti sapevamo, erroneamente credevamo, che quella notte era buio; c'era novilunio. No, abbiamo appurato che il discorso di Pucci su la luce di quella notte è un discorso che non va sottovalutato. Non è un'invenzione di Pucci. C'è stato quel teste dell'Osservatorio di Arcetri che ci ha spiegato chiaramente come era la posizione della luna all'orizzonte a una certa ora e quale poteva essere la luce quella notte. Allora, guardate: è venuto un Pucci, che dovrebbe essere persona così poco credibile, che non solo vi ha spiegato che ha visto perché c'era un po' di luna, ma vi ha dato un elemento che noi non conoscevamo. È un elemento certo, un riscontro. Parlando poi di singole domande, io il racconto di Pucci su come sono andati i fatti direi che lo possiamo, in questo momento, dare quasi per conosciuto, perché lo sappiamo bene: i punti fondamentali è chi ha agito, cosa hanno fatto. Ma sono i particolari che ci permettono di dire oggi: 'sì, Pucci dice la verità'. E dice: "Io ricordo di aver visto Vanni tagliare la tenda da dietro, dal basso verso l'alto." Gli viene chiesto: "Ma la tenda com'era, a capanna?" È una domanda giusta, per vedere se dice la verità. E lui dice: "No." "E scusi, scusate, era a capanna o era tonda?" "No, tonda no, porca miseria! Ne sono sicuro, tonda no." Cioè, è un elemento che a lui è rimasto ben impresso. E sul taglio della tenda, anche su questo è difficile pensare che il teste abbia potuto inventare, perché è talmente particolareggiato nella sua spiegazione, che ci lascia veramente tranquilli. Perché lui dice, a domanda specifica del Presidente - il quale come sempre è puntuale, cerca di capire meglio, lascia spazio a tutti - la domanda del Presidente è: "Ma com'è questa storia del taglio?" Dice: "Io ho sentito il taglio della tenda e ho pensato che Vanni fosse entrato da quel lato, ma la tenda era posta obliqua; io non l'ho visto più, ho pensato che fosse entrato. Io ho sentito solo il rumore del taglio, addirittura non ho visto nemmeno il coltello, poi non lo so se è entrato, da dove è entrato, cosa ha fatto." Però ha questo doppio ricordo preciso. Non ci dice: è entrato. No: "Io l'ho visto entrare, l'ho visto là dietro. Ho visto che tagliava dall'alto verso il basso." Capite che poteva, se fosse uno che inventava, inventare quello che voleva. No, ha circostanziato quello che ha visto nei minimi dettagli. "Poi, vista questa scena, io mi sono allontanato di corsa. Sono andato alla macchina, giù in basso." E su questo non abbiamo motivo di non credere, perché è una circostanza che non solo ha detto dal primo momento, ma il Lotti - che poi è l'altro personaggio che dovremo esaminare - lo ha specificato meglio. Quindi abbiamo questo Pucci che, vista la scena, si rende talmente conto di cosa è successo che se ne va alla macchina, si impaurisce, si allontana e aspetta. "Io" - dice - "non ho visto più nulla perché scappai." E poi dice: "Ho visto l'uomo che usciva, il ragazzo nel bosco." Anche qui particolarissimo: "Fu un attimo, in quel momento lì, capito, dalla paura mi impaurii, scappai subito." E poi dice i colpi sentiti da Pacciani. Sentite e rileggete il racconto di questo Pucci. Dice: "Ho sentito un paio di colpi, Madonna! Ebbi paura, andai subito alla macchina, mentre Lotti era tornato su a continuare a guardare." Ma gli viene contestato: "Ma come, sparò i colpi e quindi tu cosa facevi? Non ha avuto paura?" Lui subito, vigile, attento, dà la dimostrazione di aver capito tutto e che le cose andarono proprio in quel modo, nelle sue risposte. Dice: "Non sparò mica verso di noi Pacciani, perché se gli sparava in qua l'ammazzava anche noi, l'è logica." Queste son le sue frasi. Però denotano che è uno che quella realtà l'ha vissuta. Addirittura ha memorizzato le sensazioni, la paura che ha avuto, il perché, il dove. E non cade assolutamente in nessuna, non dico contraddizione, ma è talmente attento alle contestazioni, sempre, anche in questo caso, fattegli dal Presidente. 

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