mercoledì 4 settembre 2013

Maria Grazia Frigo - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 07 luglio 1997 - Terza parte

Segue dalla seconda parte.

P.M.: Senta, lei ha avuto modo, dicevo, di fare questo suo racconto a organi di Polizia Giudiziaria, nell'immediatezza dei fatti, a qualcuno?
M.G.F.: No.
P.M.: Ne ha parlato con qualche maresciallo?
M.G.F.: Dunque, passato il Ferragosto premettendo che in casa nostra ci frequentava con una certa, non voglio dire assiduità, ma tutti i sabati sicuramente si fermava da noi un maresciallo in pensione : Risicato.
P.M.: Dei Carabinieri?
M.G.F.: Sì. Mi sembra di ricordare che ci avesse detto - io non ho mai controllato, però - che ci avesse detto che lui faceva parte della Stazione di Pitti, o Pitti o Boboli insomma, un qualcosa del genere. Era in pensione. Lui veniva a prendere la Messa a Molin del Piano, poi l'avevo conosciuto perché siccome avevamo degli amici in paese che, o se avevano dei dolorini, o dei disturbi, lui faceva un po' il pranoterapeuta, chiamiamolo così.
P.M.: Ho capito.
M.G.F.: Allora un giorno se lo sono portato dietro per, così, tanto per girare per il paese.
P.M.: Ma ha raccontato a lui quest'episodio di questa sera?
M.G.F.: Si, e allora gliel'ho raccontato. Perché è capitato lì il sabato pomeriggio successivo al Ferragosto, quindi dopo tre giorni credo, perché Ferragosto era a mezza settimana. E mentre gli fiaccio il caffè, eccetera, lui sfoglia il giornale, perché ce l'avevo sul tavolo, e gli ho detto: 'ma lo sa, maresciallo, che ci voglio raccontare un episodio. È successo così e così', eeccetera. 'Solo che non capisco come mai sul giornale parlano, insomma, di macchine bianche, di macchine rosse, e una come me, che ne ha viste, sia bianche che rosse, cosa dovrebbe fare? ', gli ho detto. Però, come ripeto, ancora non ero prevenuta, assolutamente. Quindi, per me era tutto una battuta, parlare di quelle cose, era forse un far passare il tempo, tanto per raccontargli qualcosa, perché sennò tutti i sabati c'era da fare i soliti ragionamenti.
P.M.: Ma in quel momento lì era stato arrestato qualcuno?
M.G.F.: No. Io gli ho detto: 'però, senta, lei mi faccia un piacere'. Siccome lui era un po' ancora, tanti amici, tanti colleghi, tutti, eh?, dico: 'senta, se sente dire qualche cosa, tenga presente questo...
P.M.: Della macchina bianca, e la macchina rossa.
M.G.F.: ... questo racconto. Se poi è il caso, io, mi sa dire dove devo andare, insomma'. E lui: 'sì sì, non si preoccupi', eccetera eccetera. Passa verso la fine del mese, quindi verso la fine d'agosto, passa un'altra volta a salutarmi, perché era in partenza per le vacanze. Lui prendeva un mese di vacanza di settembre. E dice: 'io non ci vado giù in Sicilia, quando è molto caldo, preferisco il settembre, eccetera'; e quindi era passato a salutare. E gli ho duetto: 'ha saputo niente?'. Dice: 'no, però stia tranquilla, perché so di sicuro che c'è in previsione un arresto, forse due'. 'Ah', ho detto 'meno male'. E allora, ancora più tranquilla diciamo.
P.M.: Prego prego, signora, non si preoccupi.
M.G.F.: Eh?
P.M.: Ha detto che non capisce. È così? Il signor Vanni ha detto che non capisce.
M.G.F.: Forse sbaglio...
P.M.: Sì, magari, Presidente, facciamo finire la teste, insomma. Sennò, che abbia diritto addirittura a interrompere il teste, mi sembra un po' troppo. Grazie, Presidente.
M.G.F.: E, niente, mi dice così. E infatti, mi sembra nel mese di settembre, un giorno viene a casa mio figlio che lui, quando esce a fare la spesa, compra anche il giornale, dice: 'tieni, vuoi vedere la faccia del mostro? Anzi, dei mostri?'. Io guardo queste fotografie in prima pagina, vedo che non è la persona che intendevo io: basta, da quel punto...
P.M.: Che aveva visto lei.
M.G.F.: Sì, mi sono messa tranquilla.
P.M.: Lei ricorda chi erano quelli arrestati? Comunque, persone...
M.G.F.: Mah, può essere Mele e Mucciarini?
P.M.: Può essere, ha una buona memoria. Cosa succede dopo?
M.G.F.: Mi metto, la cosa finisce così, mi metto abbastanza tranquilla, dice: 'va be', meno male'. Perché naturalmente in casa: 'mamma, ma cosa ti metti in testa? ma cosa vai a raccontare, che uno che t'ha tagliato la strada potrebbe essere...? Ma non. sta né in cielo né in terra!
P.M.: Quindi lei non l'ha raccontato a nessuno, tranne al maresciallo che poi è deceduto, questo maresciallo.
M.G.F.: Davvero!
P.M.: Va be'. Pei, invece, come mai lei si fa viva, se non sbaglio addirittura col suo avvocato, e poi telefonò...?
M.G.F.: Sì, allora, anche quella faccenda è andata così. Un giorno esco io, era un, mercoledì, finito di fare la spesa mi fermo all'edicola. La Nazione, o era in sciopero, o l'aveva finita. Allora ho detto: beh, piglierò La Repubblica. E ho preso un altro giornale, che non mi ricordo se era L'Unità o L'Avanti. Metto i miei giornali sotto braccio, me li porto a casa. Era quasi ora di preparare da mangiare. Mentre aspetti che tutti siano in comodo di venire in casa - perché noi abbiamo l'abitazione sopra al laboratorio - io sfoglio i giornali. A una seconda, terza pagina, quello che è, vedo una fotografia e ci rimango di stucco.. Mi scusi, perché mi viene la pelle d'oca, tanto l'emozione è stata forte. E dico: 'ma come? ma questo qui è quello che c'ha attraversato la strada! ma questo è lui!’.
P.M.: Era la foto di chi?
M.G.F.: La foto di... La foto di Pacciani. Premesso che io non mi sono mai interessata assiduamente di legger cose, controcose, eccetera, eccetera. 'Dio mio, allora adesso che faccio? A quel punto mi sono venuti tutti sensi di colpa possibili e immaginabili: e se avevo dato retta al mio istinto, andavo a raccontare di queste macchine e di questa notte, di quella data ecccetera. Allora che faccio, che non faccio, era un mercoledì pomeriggio, aspetto di essere sola in casa e telefono in Questura." A quel punto mi sono proprio decisa, non potevo rimandare, perché per me era troppo evidente. Chiedo di parlare con l'ufficio del dottor Canessa, mi risponde una segretaria, mi dice: 'il dottor Canessa. non c'è, telefoni domani mattina lo trova senz'altro '. Non mi chiede né generalità, né niente.
P.M.: Un centralino insomma.
M.G.F.: Sì, sì. Allora... e quello è stato sufficiente a, come dire, a risgonfiarmi un'altra volta, farmi assalire da tutte le remore possibili e immaginabili. Tenga presente appunto che tutti mi dicevano: 'ma mamma ma cosa ti metti in testa di andare a di re che uno t'ha attraversato la strada'.
P.M.: Parlò con l'avvocato poi?
M.G.F.: Allora che faccio, l'avvocato Ventura è l'avvocato di famiglia, anche in un certo senso parente. Allora lo chiamo: 'avvocato, abbia pazienta, io ho bisogno di chiedergli un parere perché oggi ho visto una fotografia e sono sicura che quella persona l'ho incontrata... 'Signora per carità, non ne parli a me, io sono 1'avvocato dei presunto mostro'.
P.M.: Del Pacciani era in quel momento?
M.G.F.: Sì, sì. 'No, abbia pazienza, non posso stare, non posso ascoltarla'. Ho detto: 'ma scusi, ho capito che lei è l'avvocato... però è anche avvocato mio, mi permetterà...'
P.M.: Io le dico la verità.
M.G.F.: Ecco. 'Mi permetterà che io mi senta di chiedere a lei come mi devo contenere'. Allora lui mi dice: 'guardi, le do il telefono di una collega' mi pare che si chiamava o Patrizia... non me lo ricordo. 'Le do il telefono di una collega, ne parla con lei, sente un po' cosa le dice '. Credo di averci parlato anche con questa, una piccola telefonata insomma, che lei mi aveva detto: 'se vuole può anche rivolgersi direttamente alla Questura', eccetera. Però nel frattempo passa un'altra settimana. Una settimana che non dormivo più, che agitavo tutti, che ero insofferente di ogni cosa, perché per me poi più passavano i giorni più mi veniva anche un senso di colpa perché non ho pensato a quello, che sarei stata inutile nell'84, ma perbacco ho detto, se io avevo detto una cosa del genere potevano essersi mosse delle indagini, delle cose e l'85 non ci sarebbe stato.~
P.M.: Abbiamo capito. E quindi lei si rivolge poi direttamente a qualcuno.
M.G.F.: Sì. Allora io telefono in Questura e questa volta riesco a parlare per telefono con lei.
P.M.: In Procura.
M.G.F.: Sì, in Procura, mi scusi. E io le ho detto: 'guardi, io sono sicura di avere incontrato la persona' - così e così — 'però ho necessità di vedere una fotografia. che sia esattamente dell'epoca, cioè dell'84' perché fra pochino erano passati... insomma, erano già compiuti otto anni abbondanti da quella, perciò in otto anni si cambia tantissimo. Dice: 'va bene, non si preoccupi, mi lasci tutti i suoi dati, sarà contattata'.
P.M.: E la contattò la Polizia.
M.G.F.: E mi dice: 'si ricorda il colore della macchina?' 'Mah, io direi rosso, mi sembra rosso' Ho detto così. Quando ho finito la telefonata dice: 'Maria Grazia, ma che cosa dici?' Avevo accavallato il discorso della macchina bianca con la macchina successiva.
P.M.: Tant'è che c'è un'annotazione che feci io, lei aveva parlato di una macchina... nel racconto telefonico.
M.G.F.: Nel racconto telefonico. Però ho detto: 'va be', mi ha detto che mi contatta e vuol dire che quando lo vedo di persona, ne parliamo di questa cosa'. Perché il racconto che sto facendo ora io lo avrei fatto tranquillamente quando...
P.M.: Va be', questa era una telefonata se non sbaglio, questa qui.
M.G.F.: Sì, una telefonata.
P.M.: Quindi...
M.G.F.: Certo.
P.M.: Io avevo un appunto che poi fornisco alla Corte come documento a questo punto, il contenuto di questa telefonata che è di quel giorno. 
M.G.F.: Infatti vengo contattata, vengo invitata in Procura... 
P.M.: Forse andò in Questura signora? Comunque, per lei è uguale. 
M.G.F.: Sì, per me è lo stesso.
P.M.: Sì. 
M.G.F.: Sono sempre cose dove devi passare attraverso un cordone di Carabinieri che ti vogliono documenti...
P.M.: Quando lei fece questa deposizione - siamo nel '92 faceste un sopralluogo, ricorda?
M.G.F.: Prima ho fatto la deposizione e poi abbiamo fatto il sopralluogo.
P.M.: Ecco. Io le mostro delle fotografie fatte in questo primo sopralluogo. Lei mi vuol dire se riconosce i posti e comunque se mi... perché il racconto che fece allora, e ha fatto successivamente, è sostanzialmente quello di oggi. Vogliamo prima mostrare il bivio per la fattoria La Rena? (voce fuori microfono) Lei conosce questa strada?
M.G.F.: Questo è lo stato attuale.
P.M.: Sì. Questa è la Sagginalese, no?
M.G.F.: Sì.
P.M.: Siamo sulla Sagginalese.
M.G.F.: Sì. Qui è dove si entra... la strada asfaltata, mi scusi, dove c'è il cartello fattoria La Rena, si sale di qui.
P.M.: Fattoria La Rena è qua.
M.G.F.: Sì, sì.
P.M.: Quindi la strada per andare da...
M.G.F.: Gira a destra.
P.M.: Invece quella sera voi venivate...
M.G.F.: Venivano giù, per questa...
P.M.: Mentre la macchina bianca e l'auto rossa erano..
M.G.F.: Andavano cosi,, .sì.
P.M.: E come direzione, il luogo dell'omicidio...
M.G.F.: Il posto, il luogo è di là.
P.M.: ... è qua avanti.
M.G.F.: Sì, sì.
P.M.: Lei ha presente dietro questa...
M.G.F.: Dietro...Sì.
P.M.: Invece...
M.G.F.: Noi abbiamo preso questa direzione, a uscire dal bivio.
P.M.: In...
M.G.F.: In direzione Sagginale insomma, Ponte a Vicchio.
P.M.: Vogliamo...
M.G.F.: Io vedo bene anche da lì.
P.M.: Sì, sì, facevamo per. . .
M.G.F.: Scusi.
P.M.: (voce fuori microfono)
M.G.F.: Ecco, benissimo. Qui si sale...
P.M.: È la stessa, strada di prima...
M.G.F.: Certo, certo. Fa vedere solo la strada bianca, sterrata e non l'asfaltata.
P.M.: Quindi i due posti, sia la fattoria La Rena, che la fattoria dei Bianchi, che i due punti dove avete incontrato le due macchine bianca e rossa, sono in questa direzione.
M.G.F.: Sì, a salire.
P.M.: Ecco, San Martino a Scopeto è dopo.
M.G.F.: Dopo, dopo.
P.M.: Dopo la fattoria. E dice lei all'epoca ricorda che si andava liberamente...
M.G.F.: Sì, sì, l'ho fatta in macchina anche, fino alla chiesa.

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