martedì 12 marzo 2013

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 03 giugno 1997 - Settima parte

Segue dalla sesta parte.

Presidente: Avvocato Bertini.
A.B.: Avvocato Bertini, difensore di Lotti. Signor Presidente e signori della Corte, questo difensore intenderà dimostrare la vera attendibilità di Lotti Giancarlo e la assoluta verosimiglianza delle sue dichiarazioni alla luce della articolata e complessa attività di indagine che ne ha costituito il presupposto e al contempo il riscontro più valido. Il P.M. vi ha illustrato come si è giunti a celebrare questo processo, come sono nate le nuove indagini, da che cosa hanno tratto impulso, attraverso quali accertamenti probatori si è arrivati a cumulare il capo di imputazione che per la prima volta comprende altri imputati, oltre al Pacciani, che per la prima volta conseguentemente comprendono la contestazione della associazione per delinquere. Ma vi ha spiegato il P.M. altresì qual è il ruolo importante, determinante, insostenibile che il Lotti ha in questo processo, quale suggello probatorio di questa attività di indagine complessa, nata dal processo Pacciani medesimo. Via ha però, spiegato altresì il Pubblico Ministero com'è nata la volontà di collaborare del Lotti Giancarlo, ed è questa la chiave credo la più importante delle sue dichiarazioni. Questi non si è presentato spontaneamente, sappiamo, a riferire quanto conosceva dei fatti di cui è il processo. Quindi ammettendo responsabilità proprie e degli altri, ma lo ha fatto in modo graduale, ha ammesso queste responsabilità in modo graduale, in modo diciamo abbastanza distante nel tempo dal momento in cui veniva assunto per le prime volte come testimone. E questo appunto ha un duplice significato, ha una duplice spiegazione: da una parte è pur vero che una simile convinzione deve e può maturare soltanto gradualmente in una persona, la convinzione di ammettere i fatti così importanti, così determinanti non può che nascere da un travaglio interno appunto che si è estrinsecato attraverso una serie di atti. Questo si intende anche provare. Ma si tratta anche oltremodo di fronte ad una emergenza processuale che lui non conosceva, ovvero, questi fatti li ha dovuti ammettere – come giustamente ci ha espletato il Pubblico Ministero - in quanto costretto dalla necessità di non poter negare circostanze evidenziate da testimoni, da emergenze oggettive che erano risultate da una attività di indagine esperita da Pubblico Ministero. Si è sentito stamattina che forse questa, il fatto che le dichiarazioni del Lotti non spontanee siano per sé stesse, per questo stesso motivo, poco attendibili. Ma la realtà, come vi ho detto, è ben diversa. Appunto perché hanno un presupposto in indagini concrete oggettive fatte e compiute dal Pubblico Ministero, è ovvio che esse hanno un riscontro ancora prima di essere riferite, perché esse hanno un presupposto valido in attività di indagine. Ecco quindi in base di che cosa cercare di affermare, dimostrare che effettivamente in questo processo che il Lotti ha detto il vero, che le sue dichiarazioni sono verosimili, che esse corrispondono effettivamente a emergenze processuali. Se questo è quindi il senso da dare alle sue dichiarazioni, poi vi è anche un'altra circostanza importantissima che occorre dimostrare in questo processo riguardo la posizione Lotti. Ovvero, occorrerà valutare attentamente qual è il livello della partecipazione del Lotti nei fatti di cui è il processo, qual è il grado della sua responsabilità. Il Lotti risponde, lo sappiamo tutti, di concorso con gli altri imputati in reati di cui ai capi di imputazione. Orbene, questo concorso alla luce delle emergenze processuali, ma alla luce anche di tutte le norme che disciplinano appunto il concorso di persona nel reato, deve essere valutato attentamente perché è ovvio, è evidente, è palese appunto che un conto è uccidere, un conto è seviziare, un conto è tagliare, un conto è essere presenti passivamente ad un fatto. Essere presenti poi passivamente vedremo poi, cercheremo di dimostrare per quale motivo anche lui lo era, per quale motivo fu costretto anche ad essere presente a questi fatti. Perciò, dicevo: un conto è uccidere, un conto è essere compartecipe passivo della commissione di un delitto. Quindi occorrerà a questo processo definire assolutamente quella che è la presenza del Lotti nei fatti di cui è il processo, che significato ha, quale apporto egli possa aver dato agli altri compartecipi. Questo è un punto essenziale riguardo alla posizione del Lotti. Però è ovvio appunto che, se come, se è vero, come molti psichiatri, psicologi hanno sostenuto che in ogni persona che è una parte latente in una... una violenza latente, è pur vero appunto che passare da questa, da idea di commettere un delitto, dalla accondiscendenza a commettere un delitto a commetterlo veramente, a uccidere materialmente, il passo è ben lungo. E comunque sia, questa difficoltà può essere ben superata attraverso un corretto approccio alle norme che decidono il concorso di persona al reato. Quindi, occorre valutare il tipo di apporto, se questo apporto è in efficacia causale con i fatti, quali si sono verificati; se questo apporto può avere determinato effettivamente, negli altri compartecipi, un aiuto a commettere i fatti medesimi. Questo, alla luce anche di quelle che sono le emergenze che riguardano gli altri coimputati. Perché sappiamo - risulta dagli atti di questo processo - perché si è anche detto che la personalità per esempio del Pacciani era talmente preponderante che ben difficile poteva supporsi un aiuto esterno da parte di chicchessia, perché i fatti, che lui ha commesso potevano essere compiuti senza l'apporto di nessun altro. In quanto fatti che lui stesso ha commesso con un apporto volontario assolutamente preponderante. Tutto questo si cercherà di dimostrare, dicevo, quindi arrivando a concludere, attraverso la audizione del teste che noi abbiamo dedotto nella lista testimoniale, attraverso praticamente il controesame di tutti quei testi che verranno ammessi dalla Corte e naturalmente dei periti che appunto, sono nelle liste testimoniali. E attraverso l'esame dell'imputato. Grazie. 
Avvocato Pepi: Signor Presidente e signori della Corte – avvocato Pepi per Mario Vanni - io sarò estremamente sintetico. Sarò estremamente sintetico perché ritengo che in questa fase non si debbano fare grandi ricostruzioni, non si debbano fare teorie, non si deve cercare la fiera delle vanità che purtroppo in questi giorni di giudizio, fin dal primo momento, nonostante il richiamo fatto dal Presidente della Corte che io ho condiviso fin da primo momento, è un processo serio.
Presidente: Avvocato, scusi se interrompo. 
Avvocato Pepi: Sì.
Presidente: Ho prospettato alla Corte in camera di Consiglio, se lo spettacolo continua, si vuol trasformare il processo in spettacolo, di revocare l'ordinanza di ammissione delle televisioni e dei giornali. 
Avvocato Pepi: Va bene.
Presidente: Perché l'unico... Perché veramente vedo che si supera ogni limite. 
Avvocato Pepi: Presidente, ero della stessa...
Presidente: Questo, lo farò, il discorso, più in là. 
Avvocato Pepi: Ero della sua stessa linea, stavo facendo...
Presidente: Però questo è uno dei punti al quale la Corte non chiede consiglio. 
Avvocato Pepi: Appunto...
Presidente: Per evitare certi spettacoli. 
Avvocato Pepi: Era un modo di entrare...
Presidente: Bene, può riprendere, cortesemente può riprendere. 
Avvocato Pepi: Sì. No, io non è che voglia fare né polemica e né niente.
Presidente: No, no, per... 
Avvocato Pepi: Io dicevo: questo processo è estremamente serio, è un processo che deve essere fatto con tutte le garanzie e queste garanzie ci sono. È un processo in cui da un lato si deve portare il dovuto rispetto a dieci giovani vittime, alle loro famiglie. E dall'altro lato si deve comunque portare rispetto a quelli che sono i diritti inviolabili della libertà, in questo caso del mio assistito. È un processo che va fatto secondo le regole. E secondo le regole io mi attengo nonostante che più volte, quando ho parlato di fronte alle Corti di Assise, ai Tribunali, alle Corti di Appello, ho sempre mosso un giudizio totale di critica al Codice di procedura penale che è stato introdotto nell'89. Io non condivido in nulla. Nonostante questo, vi è questo codice, rispettiamolo. E siccome va rispettato, oggi questo difensore si limita soltanto ad illustrare quelle che sono le sue richieste istruttorie. E devo dire che il mio discorso sarà estremamente sintetico, anche perché vi è un parere scritto del Pubblico Ministero nei confronti delle prove da me richieste senza alcuna opposizione, perché sono richieste istruttorie che ritengo - non perché le ho fatte io - ma sono richieste che attengono strettamente al rapporto processuale, strettamente alla posizione di estraneità che io cercherò di dimostrare del Vanni ai fatti omicidiari e che quindi abbisogneranno soltanto di alcune osservazioni. Loro, quando in Camera di Consiglio valuteranno l'ammissibilità o meno delle prove, vedranno che il mio capitolato è un capitolato tendente ad un duplice scopo. Da un lato vi è una serie di prove testimoniali e non testimoniali che attiene alla credibilità e alla attendibilità del Lotti e del Pucci. Vi sono dei testi indicati proprio per poter mettere in luce quelle che sono le discrepanze, le difformità, le contraddizioni, le affermazioni assolutamente incredibili che questa persona in tre interrogatori all'incidente probatorio ha ripetuto, anzi, direi ha peggiorato nella sua situazione. E su queste basi che vengono chieste e articolate, una serie di prove non solo sull'attendibilità, ma sulla personalità del Lotti per accertare che personaggio esso sia, che tipo di mente possa egli stesso avere. Se possa, a un certo momento, ravvisarsi nel Lotti la persona monomaniaca che abbia anche eventualmente la volontà o l'idea di autoaccusarsi anche di cose non fatte. Non escluderei che a un certo punto il Lotti non fosse nemmeno condannato per questi reati, ma magari fosse condannato per autocalunnia o calunnia. È questa la base su cui io punterò, la base per cui cercherò di dimostrare assolutamente l'inattendibilità della chiamata in correità. E soprattutto se anche il Lotti non è credibile nelle sue affermazioni, vi è anche un corollario successivo che riguarda il Pucci, una serie di prove. Io ho chiesto anche l'audizione del Pucci al quale vorrò chiedere certe spiegazioni e che dovrà spiegarmi certi tipi di attività non fatte, certi atti omissivi che non trovano alcuna logica se non si volesse poi ravvisare una possibilità di coinvolgimento del Pucci in questi fatti. Perché sennò altrimenti - e loro lo vedranno - non si capisce perché il Pucci non sia andato immediatamente dai Carabinieri a fare la denuncia di quello che aveva visto, di quello che era stato fatto. E questa difesa cercherà, nell'ambito delle sue forze, se gli sarà possibile, se gli sarà possibile continuare in questo tipo di difesa, cercherà di dimostrare che probabilmente Lotti, non solo non ha detto tutto, ma forse ha fatto anche qualcosa di più di quello che ha detto. E questo sarà la verifica dibattimentale. Perché nel dibattimento questo dovrà emergere. Dovrà emergere se il Lotti è veramente credibile, o se viceversa, sia semplicemente un calunniatore. E questi lo vedremo, lo valuteremo con le prove indotte da questa difesa, ma anche da quelle indotte dal Pubblico Ministero. È giusto quando il Pubblico Ministero ha iniziato la sua introduzione, la relazione introduttiva, quando ha detto: questo è il processo di Lotti, è vero. Perché tutto ruota intorno a questo personaggio. Purtroppo le conseguenze negative le ha subite un'altra persona che è il mio assistito: Mario Vanni. Però che questo sia il processo di Lotti mi sembra che nessuno lo possa escludere. E allora, siccome si è parlato da varie parti - domani probabilmente il difensore di parte civile che deve essere ancora sentito - farà le sue argomentazioni in materia, io ritengo che è molto più serio in un processo come questo attenersi ai fatti. Ed è un materiale probatorio che da questa difesa - il dottor Canessa me ne può dare atto - ho contestato fin dal primo momento, fin dal primo interrogatorio, ma questo è. Questo è il materiale probatorio, su questo dobbiamo lavorare, dobbiamo vedere se ho ragione io, se ha ragione questa difesa o ha ragione il Pubblico Ministero. Ma non possiamo scindere da questo paradigma. Questo è il reato. Viene contestato a tre persone più una per fatti molto più semplici e molto meno gravi. Noi dobbiamo soltanto difenderci da questo fatto. Se noi faremo questa attività avremo fatto, non solo l'interesse di Mario Vanni che mi sta a cuore da più di un anno e mezzo che lo seguo con passione, come attività questa situazione di quest'uomo. Innumerevoli sarebbero stati infatti che sono stati fatti a questo difensore, per cercare di dimostrare che Vanni non c'entra nulla in questo processo. Ma tant'è, noi dovremo, sulla base di queste prove testimoniali che abbiamo chiesto. Si è parlato stamattina, dice: perché non è stata richiesta una perizia psichiatrica nei confronti di Vanni? Con una indicazione evidentemente non so se di critica, adoperato di questo difensore. Voglio sperare che non lo sia. Ma la perizia psichiatrica da questo difensore non è stata chiesta per un semplice motivo: perché questo difensore è sempre stato convinto, primo che Mario Vanni, nonostante i suoi limiti intellettuali eccetera, non è una persona assolutamente incapace di intendere e di volere; e poi soprattutto perché non c'era da difendersi sotto un profilo di mandare quest'uomo in manicomio. Era semplicemente difendere quest'uomo da farlo uscire dal carcere. E io non mi sono mai pensato di fare una perizia psichiatrica su quest'uomo che non ne ha bisogno. Probabilmente ne ha bisogno Lotti, probabilmente ne ha bisogno Pucci e lo vedrete a seguito del dibattimento. Gli contesteremo tutto quello che c'è da contestare. E allora, signori della Corte, io mi accingo a concludere, perché come ripeto non è questa la sede in cui si debba fare e anticipare quelle che sono le mosse difensive. Perché in processi di questi genere io mi chiedo cosa potrà succedere domani, cosa potrà succedere domani l'altro. Vi potrà essere un programma istruttorio che è formulato magari in un certo modo e che ci darà risultati del tutto opposti. Come facciamo oggi a valutare questo? Atteniamoci quindi a quella che è l'imputazione. L'imputazione è di concorso in omicidio aggravato e altro che viene mossa a Vanni e ad altri soggetti. Su queste basi noi cercheremo e ci batteremo fino alla fine con tutti i nostri mezzi, con tutta la nostra forza, con tutta la nostra volontà che abbiamo dimostrato in più di un anno di difesa a Mario Vanni. Cercheremo di dimostrare che Mario Vanni non c'entra. Il signor Pubblico Ministero ha, nella sua relazione, individuato e ci ha detto che non vi è soltanto le dichiarazioni di Lotti, ma vi sono dei riscontri. Fra i vari riscontri viene anche indicata la famosa telefonata che viene intercettata tra il Lotti e la Ghiribelli. Questo difensore non è abituato a nascondersi dietro nessun dito. C'è questa dichiarazione, ma che cosa dice questa conversazione? Parla e dice che Lotti era lì. Ma da questo, a dire che c'era anche Vanni, il discorso è molto lungo. Che Lotti ci possa essere stato e che abbia fatto anche più di quello che ha dichiarato, lo valuteremo in dibattimento, sicuramente, attentamente. Ma tutto questo non implica che ci fosse anche Mario Vanni, come non ci fosse negli altri fatti. Dovremo verificarlo, lo verificheremo con calma, con serenità, con quelli che sono gli atti prodotti dal Pubblico Ministero, dai difensori di vario genere, di tutti quanti... Il processo sarà lungo, sarà quello che sarà. E alla fine vedremo se veramente vi sono soltanto le chiamate in correità fatte dal Lotti, se queste chiamate in correità siano corroborate o meno da altri elementi indizianti o indiziari o probanti. Valuteremo se le prove che noi abbiamo portato serviranno a scagionare totalmente il Mario Vanni. E pertanto io non ho da aggiungere altro. Ho da semplicemente insistere perché tutte le richieste che ai sensi del 468 Codice di procedura penale, questo difensore ha proposto. Insisto quindi per l'ammissione di tutti i testi a difesa, per l'esame degli imputati o indagati, ove essi accettino di rispondere alle domande. Ovviamente il controesame di tutti quelli che sono i testi indotti dal Pubblico Ministero e dalle altre parti. E insisto pertanto per l'accoglimento delle mie prove.
Presidente: Pubblico Ministero, vuole replicare alla richiesta dell'avvocato Filastò, o aspetta domani mattina per....
P.M.: Mi sembra che sarebbe bene fare una valutazione del Pubblico Ministero unica e globale dopo che hanno parlato tutte le parti, Presidente. Per questo mi sono permesso, prima di dirle... dico: ma se rimandiamo l'avvocato Santoni Franchetti, sulle quali io ho molte cose da dire, perché ha già presentato una lista testi.
Presidente: Sì, infatti.
P.M.: Eh, allora mi capisce, fare due interventi non mi sembra proprio il caso.
Presidente: Va bene. Allora rimandiamo a domani mattina...
P.M.: Bene, Presidente, senz'altro.
Presidente: Purtroppo è andata così, oggi. Allora ci aggiorniamo a domani mattina alle ore 09.00. Bene, grazie.
Presidente: Nuova traduzione dell'imputato Vanni. 
Avvocato Pepi: C'era Mario Vanni che voleva fare una dichiarazione.
Presidente: Un attimo solo, un attimo solo. Il Vanni vuol parlare... 
Mario Vanni: Io non ho fatto del male a nessuno. A Sollicciano sono all'isolamento, ci sto poco bene. Mi manda a casa per gentilezza dalla mi' moglie? Io non ho fatto niente.
Presidente: È questa litania tutti i giorni, noi abbiamo risposto già prima con l'ordinanza... Io credo che per ora sta bene così. 
Mario Vanni: Sono innocente.
Presidente: Bene.

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