mercoledì 20 marzo 2013

Michele Giuttari - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 giugno 1997 - Prima parte


Presidente: Allora, Vanni Mario è lì presente. Difeso dall'avvocato Pepi. Faggi Giovanni: non c'è. L'avvocato Lena e Bagattini. Chi c'è?
Avvocato Pepi: Nessuno, Presidente.
Presidente: Va bene. Allora, avvocato Pepi in sostituzione dell'avvocato Lena. Va bene? Lotti Giancarlo: è presente. Difeso dall'avvocato Bertini, presente. Corsi Alberto: non c'è. Zanobini?
P.M.: Non c'è, Presidente.
Presidente: Allora, qui ci vuole un difensore. Lo può difenderà... Chi lo può difendere, Bertini lo può difendere? C'è incompatibilità?
P.M.: Con Bertini, forse, incompatibilità c'è.
Presidente: Va bene, lo poteva difendere Lena. Però Lena non c'è. Pepi? No...
P.M.: Direi c'è la stessa incompatibilità, Presidente.
Presidente: Allora, un difensore? Allora, signorina, sospendiamo, va convocato un avvocato di turno di oggi. Va bene?
P.M.: Bene, Presidente. Non bene, ma comunque...
Presidente: Eh, va male, si inizia male. Di corsa, per cortesia, perché già si sta perdendo troppo tempo per queste ragioni qui. 

« DOPO LA SOSPENSIONE » 
 
Presidente: Allora, abbiamo Vanni al Pepi; abbiamo l'avvocato Fenies in sostituzione dell'avvocato Lena; Lotti: Bertini. Chi c'è per Corsi Alberto?
Avvocato Fenies: Non c'è nessuno, Presidente. Posso sostituirlo io.
Presidente: L'avvocato... Chi era? Ah, è lei. Sì, lei può sostituire, sì.
Avvocato Fenies: Sostituisco io l'avvocato Zanobini, Presidente
Presidente: Sì. Fenies, sostituisce l'avvocato Zanobini. Poi, parte civile: Saldarelli?
Avvocato Saldarelli: Presente.
Presidente: Ecco, presente. Puliti? Puliti lo sostituisce l'avvocato Pellegrini, chi lo può sostituire? Curandai, Curandai. Curandai c'è. Ciappi?
Avvocato Saldarelli: Lo sostituisco io, Presidente.
Presidente: Bene. L'avvocato Saldarelli. Colao, c'è Colao? No. L'avvocato Pellegrini, Patrizio Pellegrini c'è. Santoni Franchetti, l'ho visto. Dov'è? Eccolo. Eriberto Rosso, c'è l'avvocato Saldarelli. Allora possiamo partire. Bene, Pubblico Ministero, a lei per iniziare.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Il microfono, per cortesia.
P.M.: Sì. Dicevo, vorrei sentire come teste stamani il dottor Michele Giuttari, che è dirigente della Squadra Mobile che ha coordinato la parte investigativa relativa a queste indagini.
Presidente: Bene.
P.M.: Il dottor Giuttari lo fa venire lei?
Presidente: Può entrare. I testi sono tutti fuori dall'aula. Per cortesia, se c'è qualcuno... Ufficiale giudiziario.
M.G.: Buongiorno.
Presidente: Buongiorno. Si chiama lei?
M.G.: Giuttari Michele. Nato a Xxxxxxxx il XX/XX/19XX, residente a Xxxxxxx. Primo dirigente della Polizia di Stato, dirigo la Squadra Mobile di Firenze.
Presidente: Bene. La formula.
M.G.: "Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza."
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente. Grazie. Dottor Giuttari, vuole innanzitutto spiegare alla Corte in quale momento lei ha iniziato a occuparsi di queste indagini, soprattutto qual è l'incarico che lei ha ricevuto. E nell'ambito di questo incarico qual è il metodo che ha seguito, da cosa è partito e sostanzialmente quali sono stati i capisaldi della sua attività.
M.G.: Sì. Signor Presidente, innanzitutto vorrei chiederle l'autorizzazione di poter consultare gli atti. È stata una attività molto complessa, in cui io ho eseguito personalmente tantissimi atti che non posso ricordare nei suoi...
Presidente: L'autorizzazione è concessa, va bene.
M.G.: Grazie. Mi sono interessato di questa vicenda dopo aver assunto la dirigenza della Squadra Mobile di Firenze. E quindi nel mese di ottobre del millenovecento...
Presidente: Ah, scusi, vuole essere ripreso dalle telecamere?
M.G.:Ma per me è indifferente. Non ho... 
Presidente: Bene.
M.G.: Dopo aver assunto la dirigenza della Squadra Mobile, cioè nel mese di ottobre dell'anno 1995. Ricevetti l'incarico da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze nelle persone del procuratore capo dottor Vigna e del sostituto Canessa, di procedere ad una lettura di tutti gli atti della vicenda dei delitti attribuibili al Mostro di Firenze. E quindi, sia degli atti processuali, sia degli atti della Polizia Giudiziaria che non erano stati inseriti nel fascicolo del dibattimento. L'incarico mirava sostanzialmente a vedere se da questa lettura, da questo esame potessero emergere elementi utili per dimostrare che, oltre al Pacciani condannato dalla Corte di Assise il 1 novembre '94, potessero esserci stati eventuali complici, quantomeno nel delitto degli Scopeti del settembre '85, come aveva, ipotizzato la Corte di Assise all'epoca. La Corte di Assise infatti, nella motivazione della sentenza del 1 novembre '94, aveva ipotizzato la compartecipazione di un altro soggetto nel delitto degli Scopeti. E, a questo proposito, posso richiamare le pagine sentenza, dove apertamente la Corte di Assise affermava che, sulla base di alcune testimonianze dibattimentali, quelle di Lorenzo Nesi e di Longo Ivo e dell'avvocato Giuseppe Zanetti, era verosimile che agli Scopeti, oltre a Pacciani, ci fosse stato un complice. Ecco quindi che l'input investigativo alla Procura della Repubblica l'aveva fornito un giudice: la Corte di Assise. La Procura mi delega a fare questa attività ed io, quale primo incarico di un certo spessore investigativo che ho trovato nella nuova veste di dirigente della Squadra Mobile, mi metto a leggere tutti gli atti, ad esaminarli, ad analizzarli. Ricavando, debbo dire, subito una impressione molto positiva da questa attività di lettura. Perché il risultato di questa attività mi offriva già in partenza degli spunti interessanti per la ricostruzione oggettiva dei fatti. Vado più nello specifico: leggendo e analizzando questi atti ho constatato che tra questi atti esistevano numerosissime testimonianze. Alla fine li elencherò tutti e vedremo che sono ben 18 testimonianze. Quindi di persone diverse, la maggior parte o quasi tutte che si erano presentati nell'immediatezza dei delitti di Vicchio '84 e di Scopeti '85, agli investigatori. Quindi testimonianze dell'epoca. E che avevano riferito in quelle occasioni ciò che loro avevano notato in circostanze di tempo e luogo molto significative in relazione proprio ai delitti che si erano verificati in quei territori. Testimonianze per me ritenute utili e spiegherò perché, che mi accorsi purtroppo non erano state portate alla conoscenza della Corte di Assise che aveva giudicato Pacciani. È chiaro che la lettura di tutti gli atti mi consentiva di avere un'ottica investigativa completa, non parziale. E quindi mi consentiva anche di potere fare dei riscontri tra una dichiarazione e l'altra. E quindi di poter leggere nella loro totalità tutte queste testimonianze. Vediamo allora adesso quali sono, così come si sono presentate alla mia lettura, alla mia prima lettura e poi qualcuna di esse dovrò necessariamente tornarci sopra perché su delega della Procura ho risentito le persone completando gli atti. Partiamo dal delitto di Vicchio del 1984. Per questo delitto vi erano tre testimonianze importantissime e a mio giudizio utili per la ricostruzione oggettiva dei fatti, del fatto, del delitto. Le testimonianze sono quelle dei coniugi Andrea Caini e Tiziana Martelli. E la testimonianza della signora Frigo, Frigo Maria Teresa, credo, che... Maria Grazia. Coniugi Caini-Martelli, il 21 luglio del 1994, quindi mentre era in corso il processo a carico di Pacciani - il processo a carico di Pacciani inizia ad aprile e termina con la sentenza il 1 novembre del '94 - quindi mentre è in corso questo processo, si presentano agli investigatori il 21 luglio 1994, e dicono, dice: “noi, a suo tempo, abbiamo fatto delle dichiarazioni, dichiarazioni che non sono state verbalizzate. Ci ripresentiamo adesso perché riteniamo che le nostre dichiarazioni non siano state prese in considerazione, nella dovuta considerazione”. E ripetono quindi il racconto fatto all'epoca. Il loro racconto è il seguente: la notte del delitto si trovavano in località Santa Margherita, che è una località, una piccola frazione a monte proprio a ridosso della piazzola di Vicchio dov'è avvenuto il delitto, su una strada sterrata che collega alcuni casolari là della zona, alcune frazioni: la frazione di Chiggiana, Jan Giovanni a Scopeto, credo che sia...
P.M.: San Martino.
M.G.: San Martino a Scopeto, esatto, San Martino a Scopeto. E si trovavano a casa di parenti, di una cognata che abitava appunto in questa località Santa Margherita perché era l'anniversario del matrimonio dei genitori della Martelli Tiziana. Verso le 24.00 vanno via da quella abitazione per rientrare a casa. Abitavano, all'epoca, a Fiesole. Dopo circa un chilometro, percorrendo questa strada sterrata che poi va a toccare sulla sagginalese, quindi sulla strada asfaltata normale, provinciale, la Provinciale 41 che collega Vicchio a Dicomano, percorrendo questa strada sterrata, dopo circa un chilometro si fermano, perché in una curva c'è una fonte e si fermano per prendere l'acqua a questa fonte. Sulla macchina c'erano altri familiari che poi però nell'87 e nell'88 sono deceduti e che chiaramente non sono stati all'epoca... Quindi si fermano in questa fonte per prendere l'acqua e, ad un certo punto, mentre stanno per scendere dall'auto, vedono transitare a fortissima velocità, circa 60 chilometri orari che è fortissima per loro, ma per tutti, in relazione alle condizioni del fondo stradale e della tortuosità proprio della strada. La fonte era in prossimità, era proprio in una curva, vedono transitare due autovetture a forte velocità in relazione al fondo stradale e alla tortuosità della strada e vengono colpiti da questo passaggio anomalo, strano, molto curioso a quell'ora, con quella guida fuori dal normale. Vedono che si tratta di due autovetture, di cui una autovettura di colore rosso. E vengono colpiti in particolare dalla seconda autovettura, perché questa seconda autovettura che tallonava la prima, procedeva con le sole luci di posizione accese, i fanalini, le luci piccole. Quindi quasi al buio. E alzavano un enorme polverone. Il fatto proprio sembrò loro molto strano, perché erano soliti andare da quei parenti e mai si era verificato un episodio simile. In più loro, i coniugi, esternavano delle loro riflessioni e dicevano: 'sicuramente non si trattava di persone del luogo, perché per una forma di rispetto, le persone che vivono in quelle coloniche là nella zona, non avrebbero sicuramente proceduto a quella velocità per alzare quella polvere e dare fastidio agli altri'. La seconda riflessione che facevano era questa: 'sicuramente si trattava di gente che conosceva bene quei posti, perché per andare in quel modo forte in auto, in una strada con curve, è chiaro che bisognava conoscere bene quella strada'. I coniugi facevano sempre presente che non avevano ancora saputo del delitto. Ma il giorno dopo, quando avevano appreso la notizia del delitto che si era verificato proprio lì vicino, avevano collegato questo transito delle macchine a quell'episodio omicidiario e quindi avevano sentito il bisogno, il senso civico, mossi da un forte senso civico, di notiziare gli investigatori. Quindi queste sono le due prime testimonianze che mi hanno particolarmente colpito e impressionato favorevolmente in questa attività di lettura, perché le ritenevo utili per la ricostruzione dei fatti.

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