venerdì 21 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Decima parte

Segue dalla nona parte.

-RIPRENDE L’UDIENZA-
Presidente: Ecco dottor Perugini si accomodi. Benissimo prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Grazie. Senta dottor Perugini lei ha fatto questa serie di indagine iniziato… Ecco, da quando è iniziato perché nell’89 lei parla di avere ipotizzato nel Pacciani una persona che poteva essere indagata per questi reati…
R.P.:Lui come tanti altri.
A.B.: Come tanti altri. Ecco, quando voi avete iniziato questa attività di indagine nei confronti del signor Pacciani vi siete attivati anche a vedere di reperire delle prove, quindi cercare di fare attività di polizia giudiziaria…
R.P.:No, mi consenta avvocato, non voglio interromperla ma visto che me lo chiede io preciso subito. La prima attività che noi facciamo in un caso del genere, soprattutto in un caso del genere in cui la persona è tanto importante, è quello di cercare di conoscerlo, quindi la nostra prima attività non è stata quella di reperire prove, la nostra prima attività è stata quella di renderci conto e questo abbiamo fatto anche con tutti gli altri, di chi fosse, cosa fosse, cosa avesse fatto, ecco, questo.
A.B.: Quindi avete cominciato a vedere chi era.
R.P.:Esatto.
A.B.: Costui. Chi è costui. No?
R.P.:Si.
A.B.: La domanda che fanno nei libri tutti i grandi investigatori: chi è costui? Una volta… Ecco, quando voi avete capito, che cosa avete capito che poteva essere costui una persona idonea ad essere indagata?
R.P.:Vede, le premetto e tendo proprio a sottolinearlo costantemente al limite della pedanteria, lui e altri.
A.B.: Si, certo.
R.P.:Ecco. Quando abbiamo capito? Abbiamo capito intanto che determinate cose non ci convincevano. Abbiamo capito per esempio, abbiamo evidenziato nei suoi trascorsi, abbiamo evidenziato degli elementi che potevano essere interessanti, naturalmente ciò che era accaduto nel 1951, quando l’imputato era un ragazzo, era un giovane…
A.B.: Siete risaliti al ’51
R.P.:Non potevano essere rapportati nello stesso modo a quella che noi consideravamo come l’ipotesi oggetto d’indagine: i duplici omicidi, però indubbiamente quelli che ho descritto prima, tutti gli elementi che collegavano come un messo, quantomeno operativo, modale, quell’omicidio con quelli successivi per noi assumevano una rilevanza, quantomeno ci mettevano nella condizione di non poter mollare, ecco, gli accertamenti fino al momento in cui non avessimo raggiunto il legittimo convincimento che lui era da escludersi dalla lista dei sospetti oppure procedere ad ulteriori attività d’approfondimento. Non a caso però, per esempio il primo momento in cui cominciamo materialmente ad operare sulla persona nasce dall’accertamento relativo all’arma, a questo fantomatico fucile che non abbiamo mai trovato, come peraltro non abbiamo trovato mai neanche la pistola che scomparve nel ’51…
A.B.: Posso fare una domanda a proposito del fucile?
R.P.:Prego.
A.B.: Ma cosa c’entrava il fucile con la pistola? Con i proiettili?
R.P.:Vede, è un dato investigativo e noi purtroppo non è che possiamo investigare soltanto ciò che ci piace, noi ci troviamo di fronte a una ipotesi di reato comunque commessa, anche se compare in questo ambito investigativo a una precisa ipotesi di reato, è su quella ipotesi di reato intanto che cominciamo a fare degli accertamenti. Perché? Perché ho detto prima, ci era stato fornito dalle numerose testimonianze un quadro talmente indicativo di una personalità quantomeno irruente, quantomeno prepotente, quantomeno violenta, quadro che non era soltanto voce di popolo, era desumibile da quelli che erano i motivi che avevano portato in carcere l’imputato nell’87: violenza continuata… I comportamenti familiari estremamente indicativi anche quelli di una personalità che certamente non perdona e l’omicidio del 1951, unico dato certo ma fonte ricchissima di indicazioni quantomeno sul come l’imputato poteva reagire. Ora ci troviamo di fronte ad un imputato, ad un detenuto che sarà scarcerato perché la condanna era di otto anni, considerando tutto sarebbe uscito di lì a poco, aveva già scontato quattro anni, come di fatto avverrà, sarà scarcerato di lì a poco, chiaramente è anche un dato di coscienza quello di esaurire tutti gli accertamenti necessari, per recuperare, per toglierli, la disponibilità di un’arma, della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri. Della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri non perché soltanto…
A.B.: Quale arma scusi?
R.P.:Il fucile.
A.B.: Ah il fucile.
R.P.:Fucile a retrocarica. Non soltanto perché ce lo dicono i testimoni ma perché della presenza di materiale da caccia, che provano di una attività venatoria, di un’attività venatoria clandestina come ci era stato detto, di un’attività venatoria praticata di sera, con un’arma che certamente non è il fucile ad avancarica perché nella disponibilità dell’imputato e di altre persone alle quali lui aveva portato gran parte di questo materiale, va bene? Troviamo oggetti che sono estremamente indicativi: un carichino per cartucce da caccia, ora il carichino, lo spiego per… serve per…
A.B.: Non è il carico della briscola, è un carichino.
R.P.:Serve per caricare cartucce che vanno utilizzate in fucili che vanno a retrocarica. Avevamo trovato borraggio, avevamo trovato cartucce calibro 12, avevamo trovato tutto ciò che a casa mia, che non sono cacciatore, non si trovano. Allora l’esistenza di questo fucile per noi era un dato quantomeno molto, molto, molto probabile. Quindi tutti gli accertamenti inizialmente si orientano nel tentativo di rintracciare questa arma. Non è neanche da dimenticare il fatto che noi cercavamo anche quel famoso revolver che era stato lasciato in un cespuglio e che era misteriosamente scomparso, revolver che lui diceva essere, aveva dichiarato ai Carabinieri che all’epoca lo interrogarono, essere inefficiente, revolver che peraltro risultava essere efficiente da altre testimonianze e quindi era certamente era un dato preoccupante per noi. Tanto più che l’imputato, in quel momento, si trovava in carcere per essere ivi stato mandato da persone che avevano testimoniato a suo carico una lunga vita di violenze praticate nei confronti di due ragazze, due bambine, le sue figlie.
A.B.: Mi scusi. Certo. Si, si ma questo delle figlie…
R.P.:Questo è un dato…
A.B.: Abbiamo le sentenze, lo so che è un dato ricorrente che lui avesse fatto queste cose, per carità, però io, mi scusi, ma devo un attimo contraddirla su quelle che sono le informazioni fatte da voi proprio sul punto del Pacciani e come guardone e come uomo che girava di notte. Voi avete sentito addirittura anche una persona, lo avete trasfuso questo in un rapporto e questa persona che era un maresciallo dei Carabinieri ha escluso che il Pacciani fosse persona che girasse di notte, affermando inoltre che durante i servizi notturni da lui svolti non ha mai avuto modo di controllarlo. Aggiungeva che il Pacciani era il proprietario di una Lambretta molto scassata, poi di una Fiat 500 e infine di una Ford che dovrebbe tutt’ora detenere. Non gli risulta che il Pacciani fosse un guardine né ha mai, ma questo vi fa onore perché avete preso tutto, non ha mai preso da voci di popolo che fosse stato sorpreso in particolari accertamenti sia nelle campagne di San Casciano né nell’abitato di quel centro. Questo è stato un maresciallo dei Carabinieri che voi avete escusso, avete sentito…
R.P.:Certamente.
A.B.: E un maresciallo della zona che conosceva Pacciani il quale ha escluso che Pacciani di notte girasse, che fosse cacciatore, che andasse a giro. Quindi sono altre dichiarazioni che voi avete preso.
R.P.:Lei noterà avvocato…
A.B.: Io noto.
R.P.:Lei noterà avvocato che il fatto che noi recepiamo tutto ciò e lo evidenziamo… E lo evidenziamo perché è giusto che sia detto perché tutti gli elementi coinvolgenti vanno detti e vanno detti tutti gli elementi non coinvolgenti ma escludenti.
A.B.: Questo l’ho detto solo io ora.
R.P.:Questo è stato un nostro modo di ragionare, quello che voglio dirle è che io la ringrazio della stima di cui fa oggetto le forze dell’ordine ma vede, io faccio parte…
A.B.: Io sono un uomo d’ordine, lo sa.
R.P.:Io faccio parte della famiglia, il maresciallo che dice di non averlo mai sorpreso in giro, ecco, non abbia passato tutte le sere della sua vita davanti all’abitazione o alle abitazioni del Pacciani, io non ricordo quale maresciallo sia quello che…
A.B.: Di Bella.
R.P.:Di Bella. Va bene…
A.B.: Se vuole le faccio… Le do gli atti…
R.P.:No, no, l’ho sentito io, ecco adesso me lo…
A.B.: Per questo…
R.P.:Me lo volevo ricordare. No, no, no perfettamente. Quello che voglio dire, che il fatto che lui non lo avesse mai sorpreso a girare non voleva assolutamente dire che il Pacciani non girasse.
A.B.: Ma lei l’ha sorpreso scusi?
R.P.:Che non lo aveva sorpreso il maresciallo…
A.B.: No ma lei lo ha sorpreso dopo Pacciani?
R.P.:Io no. Io mi sono limitato esclusivamente ad acquisire testimonianze di persone che lo avevano visto in giro, ma anche e soprattutto le testimonianze di coloro che con lui vivevano e che lo vedevano uscire…
A.B.: Cioè la moglie e le due figlie.
R.P.:La moglie, ho detto come è un dato preliminare. Vorrei aggiungere una cosa: mi avrebbe molto stupito allora, di trovare qualcuno che mi dichiarasse di aver sorpreso il signor Pacciani a spiare le coppiette, le sembrerà strana questa mia affermazione ma non… Sa perché? Perché i guardoni, mondo nel quale abbiamo dovuto addentrarci, abbiamo dovuto praticare, hanno degli usi, dei costumi, delle consuetudini: si dividono le zone, il territorio, hanno delle zone di caccia, hanno una loro particolare professionalità. Il discorso di un imputato noto, noto, molto noto, come guardone regolare in qualche zona, come guardone regolare, badi bene, in qualche zona, mi avrebbe sorpreso perché l’assassino, intendo l’assassino, non aveva nessun interesse certamente ad andare a spiare regolarmente le coppie, comprende…
A.B.: Quindi non era un guardone l’assassino?
R.P.:Al tempo. No, molto diverso.
A.B.: Era un guardone saltuario.
R.P.:Quello di cui stiamo parlando è l’attività… il voyerismo è una cosa, il sopralluogo è un’altra…
A.B.: Si ho capito.
R.P.:Che l’assassino potesse effettuare dei sopralluoghi in diversi modi, magari anche non da solo…
A.B.: Però si doveva addentrare in questi luoghi. Cioè questi luoghi dovevano essere a lui noti. Tipo Calenzano…
R.P.:Dovevano essere… Si, certo.
A.B.: Tipo Calenzano, tipo Prato, tipo Lastra a Signa dovevano essere luoghi a lui noti.
R.P.:Dovevano essere luoghi
A.B.: Ecco, avete fatto accertamenti sulla capacità, aldilà della capacità, sulla conoscenza di questi luoghi, approfondita deve essere la conoscenza…
R.P.:Si.
A.B.: …Da parte del Pacciani? Perché non risulta nulla agli atti.
R.P.:Io credo che lei allora non abbi letto tutti gli atti avvocato.
A.B.: Può darsi.
R.P.:No mi scusi perché qualche cosa può sfuggire…
A.B.: No a lei no perché voi avete legato, scusi, almeno per quel che ricordo, la presenza del Pacciani in certi luoghi legandola idealmente alla presenza della Bugli, tant’è che la richiesta di rinvio a giudizio del signor Pubblico Ministero al G.I.P. è proprio in funzione di questo legame strano, quasi ancestrale, fra il signor Pacciani e questa Bugli e quindi ogni volta che la Bugli si sarebbe spostata, lui da spostato, perché soltanto uno spostato può fare questo…
R.P.:Errore.
A.B.: Ecco.
R.P.:Mi consente?
A.B.: Perché lei è anche psichiatra? Non lo so…
R.P.:No, mi consenta. Perché definisce spostato…
A.B.: No, no non definisco da spostato andava ad uccidere nello stesso luogo dove c’era la sua amica, però qualche cosa non torna perché la sua amica non era sempre lì, non era negli stessi luoghi eccetera. Lei lo sa meglio di me e il Pacciani non ci stava, ecco, non riesco a capire questo collegamento.
R.P.:Mi perdoni se ho detto errore prima, mi è scappato. Quello che volevo dire è che io non trovo giusto definire “spostato” né il signor Pacciani né quello che noi riteniamo essere l’autore dei duplici omicidi, ecco, adesso non facciamo una sovrapposizione…
A.B.: La ringrazio per questa…
R.P.:Per comodità, perché i convincimenti personali in questa sede non contano…
A.B.: Non c’è dubbio.
R.P.:Quello che voglio dirle è un altro, sulla mobilità del signor Pacciani noi abbiamo numerosi riferimenti, non ultimi da parte sua, non ultimi da parte del signor Pacciani perché, vede, alcuni amici, uno in particolare che lui conosce negli anni…
A.B.: Vanni.
R.P.:No. A parte il vanni con cui andavano a fare le merendine, ci sono delle persone con cui lui va in giro a far le merendine e così via, si muove, si sposta, ma vede, per dirgliene una, gliene cito uno emblematico, c’è un signore che per l’appunto abita a Calenzano (Giovanni Faggi n.d.r.) , non so se sarà stato convocato come teste, però è uno….
P.M.: Certo.
R.P.:Immagino di si, immaginavo. E’ uno che abita a Via del lago e che incontra, circostanza poi raccontata anche dall’imputato, di averlo conosciuto in un ristorante…
A.B.: A proposito delle mattonelle.
R.P.:A Scarperia, bravo, si, quello delle mattonelle. A Scarperia o, dice lui, a Montespertoli, non ricorda bene…
A.B.: Mattonelle, siamo d’accordo.
R.P.:A Scarperia in occasione di una festa del vino nella quale lui stava pranzando al tavolo accanto. Amicizia che scaturisce negli anni ’70, che magari la persona che abbiamo sentito poi si confonde bene sugli anni se si trattava del ’79 degli anni ’80, però in effetti la conoscenza data da prima del ’77 e quindi questo è un dato che noi abbiamo accertato e quindi è sicuro che almeno negli anni ’70 lui si spostava, ma non è soltanto questo avvocato, lei vuole che io prosegua con…
A.B.: Continui, continui, io…
R.P.:Perché vede a Calenzano, aldilà di questa conoscenza di questo teste di Calenzano la cui abitazione, è un dato suggestivo, ma è a 900 metri dal luogo del delitto delle Bartoline, delitto del…  Non è soltanto lui, non è soltanto lui che gira con il Pacciani, perché il Pacciani gira con altri amici. Il Pacciani viene a Firenze, si muove, si sposta, ha la macchina, la sa guidare, la sa guidare molto bene, questo è un dato che abbiamo verificato anche noi, non ha quella incapacità di orientarsi, non ha quella incapacità di guidare che lui tende a sottolineare in ogni momento, in ogni momento e mi chiedo perché. Vede avvocato…
A.B.: Un dato oggettivo che deriva da altre cose. 
R.P.:Per un investigatore e lei lo è stato prima di me…
A.B.: Io facevo il sommozzatore, andavo sott’acqua e basta.
R.P.:Per un investigatore il fatto che una persona neghi o tenda ad evidenziare una cosa non vera, no? Appare sospetta.
A.B.: Ecco, mi scusi ma questo è un altro discorso. Questo…
R.P.:No ma volevo visto che lo ricolleghiamo…
Segue...

0 commenti: