giovedì 19 novembre 2009

Memoriale di Pietro Pacciani - Giugno 1994

"Ho il cuore di padre infranto ed amareggiato, perché il 26 maggio vi hanno portato a testimoniare davanti alla corte cose false, dopo avervi istruite a dovere per uno scopo ben preciso. Vi siete presentate tremanti, impaurite, con lunghe pause, saltando da un discorso all'altro con parole inventate e che neppure nel processo del 1987 furono dette.
Vi ricordate quando tomai allora a casa e mi veniste incontro dicendomi che quelle cose ve le avevano fatte dire e noi ci chiedemmo scusa ed era stato tutto chiarito ed era ritornata la pace?
Ma come sei cambiata Graziella, non ti riconoscevo più, sembravi impaurita e tremante con quelle lunghe pause. A casa, in famiglia, invece, avevi una lingua di vipera che rispondevi a diritto e rovescio a noi genitori e fosti tu che ci buttasti a me e tua madre fuori di casa dopo che ti avevamo comprato la casa ché se non avessi avuto quelle tre stanze eravamo in mezzo ad una strada.
Ecco l'amore dei figli, ma io dico che non è colpa vostra poverette, siete state incitate a dire il falso dagli amici di Caino e di Giuda, come tutti gli altri falsi profeti. Noi genitori vi abbiamo voluto bene e non vi abbiamo mai fatto mancare niente, lavoravamo per voi per darvi un futuro migliore e vi misi pure in collegio a pagamento a San Casciano dalle suore e pagavo 400 mila lire al mese, per darvi un'educazione.
All'età di dodici anni una sera scappaste con due ragazzi di San Casciano e rimaneste tutta la notte in una casa in costruzione con questi due tanto che la madre superiora mi impose di riprendervi a casa perché non voleva più responsabilità. Vi ritrovò infatti la mattina una suora e per la prima volta le buscaste.
Vi mandavo a scuola, volevo per voi una laurea, vi comprai anche l'enciclopedia Conoscere e Sapere in 24 volumi con i vocabolari di inglese e francese, con il giradischi e i dischi per imparare le lingue, mi costò tanti soldi ma voi non avete letto neppure un volume e sta lì a casa mia ancora tutta nuova. Frequentaste le medie e non voleste più studiare, allora vi comprai una macchina elettronica automatica, una Necchi completa di accessori, per imparare a cucire, ma voi non avete imparato a cucire neppure un fazzoletto dopo tanto insegnamento e anche la macchina per cucire sta lì a casa vostra mai adoperata.
Voleste allora andare a lavorare a Firenze e vi aprii un libretto di conto corrente intestato ad ognuna e versando i soldi da voi guadagnati, aggiungendone dei miei, frutto del mio lavoro. Eravate a servizio, una a curare dei bambini, l'altra una persona anziana presso una famiglia di avvocati in viale Galileo, la signora Wilma Giacchetti con la quale avevamo fissato la paga sindacale prevista dalla legge e voi albergavate presso di loro e tornavate a casa il sabato.
Poi cominciarono a farvi lavorare anche il sabato ed erano più di due anni che eravate lì a lavorare e vi davano sempre la paga di apprendista facendovi alzare alle sette del mattino fino alle 9 di sera e tu Rosanna tornavi a casa la domenica sfinita dalla stanchezza e ti lamentavi ed io non ti mandai più. Mi telefonò questa Wilma e si litigò per telefono io dicendole le mie ragioni e lei si arrabbiò, ne disse di ogni colore ed io pure.
Eri a casa in attesa di trovare lavoro ed io mi alzavo alle sette per andare a lavorare e tornavo la sera alle sei e tu Rosanna in quel periodo avevi trovato un vagabondo che era sempre in giro per il paese con un motorino senza voglia di lavorare e ti eri fidanzata con questo. Ma lui aveva già la fidanzata e ti spillava tutti i soldi del libretto ed in breve tempo ti aveva tolto 2.800.000 e quando me ne accorsi ti chiesi dove avevi speso i soldi e quando mi dicesti che li avevi dati al tuo fidanzato facendomi il nome di questo vagabondo che era in procinto di sposarsi con un'altra, io ti richiamai al dovere di non incontrarlo più e farti ridare i soldi.
Ma tu mi dicesti che avrebbe sposato te e che tu eri innamorata e che non capivi la ragione per cui non potevi incontrarlo e siccome avevi paura che io lo scoprissi allora ti alzavi di notte mentre noi si dormiva ed uscivi, lo me ne accorsi ed allora ne buscasti ma io avevo ragione. Ogni altro padre te le avrebbe date. E fu così che scappasti a Firenze da questa signora Wilma con quale io avevo litigato e fu lei a convincerti a fare la denuncia nelle quale dicesti oltre alle cose vere anche quelle false e mi arrestarono.
Questo vagabondo Luca, sposò l'altra e tu t'ammalasti di esaurimento nervoso, fosti ricoverata quattro volte ma non guaristi quando tornasti a casa innamorastidi un vecchio pelato di 45 anni tu ne avevi venti. Ti riccordi? Ti si portava tutte le sere in macchina a Firenze e ti riportava a casa al mattino, ma non portava solo te, portava altre bambine di 12 anni con la scusa del gelato perché era un perverso malato che poi morì in un incidente stradale.
Tua madre non lo voleva vedere assieme a te e litigaste e vi graffiaste e tu lasciasti tua sorella Graziella e tua madre ed andasti a vivere con lui e morto lui tornasti a casa. E la casa era aperta. Ti abbiamo accolta, senza chiederti nulla. Ma tu non sapevi quello che facevi anche quando comprasti una batteria da cucina di 50 pezzi e spendesti 1.200.000 lire perché c'era in regalo un orologio di plastica da diecimila lire e di roba era piena la casa. E ad un certo punto cominciasti a fare la cura dimagrante e mangiavi la crusca come i polli e diventasti secca come una candela andando in deperimento organico e finendo per essere di nuovo ricoverata.
E quando tornasti andavi sempre in chiesa da don Marco a Mercatale ad imparare a cantare la messa e ti innamorasti del prete e lo hai detto pure in aula e avevi comprato anche il lettino per il bambino ed alle amiche che ti chiedevano cosa ne facessi tu rispondevi che era per il bambino del prete quando ti avrebbe sposata. E le tue arniche ti dicevano che eri una povera stupida perché i preti non si sposano ed allora tu andasti a sentire cosa diceva il prete e ci litigasti e tornasti a casa e buttasti via tutto.
Povere figlie mie, voi siete malate e bisogna comprendervi, ma chi non sa come stanno le cose crede che sia io il responsabile, e mi hanno fatto molto male le parole false che vi hanno fatto dire. Voi avete detto quello che vi hanno suggerito ed io mi domando cosa poteva fare un povero padre più di così? Domandatelo al parroco, è la verità."
Rif.1 - Visto n.26 - 1994

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